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Premio Tenco 2016: 40 anni nelle canzoni di Luigi Tenco

Tre serate all'Ariston dal 20 al 22 Ottobre

Il Premio Tenco è buona aria pulita da respirare per chi vive di musica d’autore…

Sanremo è lontana da Roma. Sono cinque ore di treno fino a Genova P.zza Principe e quasi altre due lungo la costa ligure prima di arrivare a San Remo (staccato, come si ostinano a chiamarlo le ferrovie italiane). Quando arrivo, Piazza Colombo, Corso Matteotti, il Teatro Ariston, il Casinò, la vecchia stazione ferroviaria sul lungomare ora sede del Club Tenco. Ecco, c’è tutto, come l’anno passato. Come quando per tre giorni la cittadina ligure era stata presa d’assalto dai gucciniani di tutta Italia per l’omaggio al Maestrone. Quest’anno sono 40 anni del Premio e 50 saranno a gennaio dalla morte di Luigi Tenco, non poteva quindi che essere così: quest’anno il Premio ha visto il solo omaggio possibile, quello alle canzoni di Tenco.



Il Premio Tenco è buona aria pulita da respirare per chi vive, a vario titolo, di musica d’autore (nella più larga e mutabile accezione possibile). Perché si passano tre-quattro giorni ad ascoltare e parlare, e discutere animatamente, a criticare anche e a godere di buona musica. Le colazioni, i pranzi, le cene, i risvegli e le “buonanotte!” ad ore tardissime sono talmente impregnate di musica che sembra esserci poco spazio per altro. Ci si incontra con i soliti amici e si stringono le mani ai nuovi, si può scambiare due chiacchiere con gli artisti fuori dai propri ruoli canonici e l’atmosfera è sempre quella di un luogo caro, dove sentirsi a casa, liberi di incontrarsi per davvero.

E poi al centro di tutto questo, che sarebbe già molto se fosse da solo, c’è il palco. Quello più silenzioso e emozionante di un soundcheck di Niccolò Fabi con nessuno in sala, quello dell’ex chiesa di Santa Brigida dove Piji Siciliani ha omaggiato Gianmaria Testa, quello della sede del Club Tenco dove si sono alternati gli artisti in brevi chiacchierate con Antonio Silva e il patron Enrico De Angelis. E quello del Teatro Ariston dove hanno preso vita quasi nove ore di musica, curata, ben organizzata, interessante, sempre unica nel suo manifestarsi. Chè, per dirne una, un concerto di Motta (vincitore Targa Tenco alla Miglior Opera Prima con “La fine dei vent’anni”) si può andare a vedere quando si vuole, ma un’esecuzione di Roma stasera con alla chitarra ad accompagnarlo Bombino (una delle cose migliori del Premio il suo set giovedì 20 ottobre) è qualcosa di unico e, forse, irripetibile. Tanti gli artisti sul palco nelle tre serate, ognuno ha portato con sé un pezzo della sua arte e nonostante l’alternarsi di momenti forse meno intensi a quelli che invece ti fanno lasciare il cellullare un attimo da parte per essere ricettivo per davvero a quello che ti accade davanti, il livello degli artisti e delle loro proposte è sempre molto alto.

E’ cosa facile emergere in mezzo ad artisti scarsi se sei un po’ bravino e hai da raccontare qualcosa. Ma per farlo in mezzo a Otello Profazio, James Senese, Peppe Voltarelli, Enzo Avitabile, Niccolò Fabi, Stan Ridgway devi per forza avere qualcosa di inaspettato e che faccia bloccare il respiro appena sali sul palco e apri bocca. Questo qualcosa, nell’edizione 2016, ce l’ha avuto Gianluca Secco (nella foto a destra). Ha portato in scena quello che è, ovvero un’intensa e coinvolgente mescolanza di canzone e teatro con la sua voce alla continua ricerca di colori, espressività, timbri, in uno spettacolo che ingloba e chiede attenzione a orecchie ed occhi, estranea , immerge e trasporta dentro le canzoni e in altri luoghi, lontano dalle poltrone rosse di un teatro. Pressoché perfetto.

L’ultima delle tre serate è stata completamente costruita attorno alle canzoni di Luigi Tenco, in un bellissimo omaggio nelle voci ed interpretazioni di Ascanio Celestini, Kento, Bocephus King, Diego Mancino, Morgan, Noemi, Roy Paci, Marina Rei, Gli Scontati (Giacomo Toni e Lorenzo Kruger), Alfina Scorza e Vanessa Tagliabue Yorke; il tutto con l’Orchestra Sinfonica di Sanremo con gli arrangiamenti e la direzione di Mauro Ottolini. Ci piace ricordare che la serata conclusiva del Premio Tenco era sotto la produzione di iCompany, società di management musicale a 360° (qui un breve video che dà un assaggio di cosa è avvenuto sul palco lo scorso 22 ottobre: https://www.facebook.com/iCompanymusic/videos/1116620191756491/ ), una collaborazione che segna forse un cambio di passo del Premio e un futuro prossimo di piccole ma importanti aperture e rivoluzioni.

Naturalmente la parte più bella di tutto questo è il dopoTenco, dopo il sipario che si chiude, dopo il palco, dopo il pubblico del teatro che torna a casa, dopo la cena, dopo il vino il sonno e la stanchezza, quando puoi sentire Bocephus King suonare Dylan, o Gli Scontati con il loro Paolo Conte, o Bobo Rondelli cantare Romagna mia con Peppe Voltarelli, o Addio a Lugano con Ascanio Celestini. Ma questa è un’altra storia, una di quelle che però prima o poi andranno raccontate.

 Foto di Raffaella Vismara e Giuseppe Verrini


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