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Max Arduini

½ Vivo, ½ postumo

Lontano dai grandi clamori di città come Roma, Milano, Torino o Napoli, nella provincia italiana si muovono decine e decine di artisti talentuosi che come vagoni carichi di merce (pregiata) riforniscono i treni per cui pochi nomi ne decideranno la destinazione. Uno di questi è certamente Max Arduini (sarà forse per questo che l’ultima traccia dell’album porta quel titolo?), romagnolo verace, giocoliere di parole e di suoni che da una ventina d’anni, forse più, si muove tra le varie anime della canzone d’autore. E anche nel suo ultimo album, uscito nell’estate 2017, quel che Max ci regala è un mood sonoro che nella sua voce roca diventa un calembour dove - osa e dosa - con sapienza atmosfere jazz e circensi con una scuola cantautorale sanguigna e raffinata al tempo stesso.
Meritano sempre un secondo e anche un terzo ascolto le sue canzoni, perché il vestito sonoro rischia di non far cogliere appieno la forza dei testi. E invece le parole per Max sono davvero importanti, curate con quella pazienza simile ad un artigiano che costruisce il suo mosaico incastrando il colore giusto nel posto giusto. Spesso i suoi testi attingono a piene mani dal “passato”, da luoghi o personaggi che hanno una storia e che Max, rileggendola, fa sua, al pari del cinema, mondo che fa capolino più di una volta tra citazioni e rimandi. Molti gli esempi anche in questo lavoro, come Sul Col du Galibier, brano che vede protagonista Marco Pantani, indimenticato campione delle due ruote a cui Max rende un’umanità che il circo mediatico del ciclismo negli ultimi tempi (dopo averlo osannato per anni) gli aveva tolto.
O come Sitting Bull, una rilettura amara e cinica sulle motivazioni (economiche e non certo difensive) che portarono a decimare le popolazioni dei nativi americani con sanguinose battaglie. Siamo a metà Ottocento e negli States la corsa all’oro dettava le sue regole, i suoi codici. Con la violenza e il sopruso. Ecco allora che nella canzone Arduini rimescola insieme nomi leggendari di tribù e capi indiani, così come quello del generale Custer che seppur disobbedendo ai suoi superiori diede vita alla famosa battaglia di Little Horn, in cui Toro Seduto, Sitting Bull appunto, diede una severa lezione al 7° cavalleggero. Certo, da quel momento la morsa sui nativi si strinse ulteriormente e la storia sappiamo poi come è andata a finire.
Ma sempre per ricordare la grande perizia con cui Arduini rilegge “la storia”, popolare o ufficiale che sia, vale la pena ricordare anche il grande lavoro che ha dedicato a ‘Il passatore’, personaggio mitico che si muoveva nelle campagne romagnole. Un lavoro che parte come un gioco ma che Max affronta invece con dedizione, ricercando materiale, testimonianze, riscontri su quel tal Stefano Belloni, un personaggio che da brigante rubacuori diventa quasi un eroe, un passator cortese da cui sono nate canzoni, film e racconti popolari. Ma come ci spiega bene Max nel video frutto del suo approfondimento, il soprannome “passatore” deriva in realtà dal padre Girolamo, che per lavoro traghettava le persone da una sponda all’altra del fiume Lamone, dalle parti di Bagnocavallo. Consigliamo l’ascolto e il video che Max ne fece qualche anno fa (vedi il video).  Ma tornando a  ½ Vivo, ½ postumo, ci piace segnalare come nelle nove canzoni che compongono l’album la melodia sia sempre ben presente e convincente, grazie anche alla capacità di Max di suonare sia la chitarra che soprattutto il pianoforte, garantendosi così ampie potenzialità armoniche. Gli arrangiamenti, sempre molto ricchi e corposi (un plauso a Valdimiro Buzi che ha curato anche la pre-produzione e alla FuoriQuota Band, gruppo di musicisti che da anni affianca Arduini, specie nei live), rischiano però a volte di gonfiare troppo il risultato finale, ma per fortuna sono molti i momenti in cui la forza melodica vince ai punti. Prendiamo ad esempio i primi venti secondi de Il varietà dei nani, brano che apre l’album. Un giro di pianoforte che neppure un arrangiamento volutamente circense (legato coerentemente al testo) riesce a soffocare. Splendido. Oltre ai brani già citati, anche in La bestia nel campo di note, Un sordo mormorio, Treni tremens o l’intensa Dal ’72 (uno squarcio che riporta al film ‘Roma’ di Federico Fellini) si può riconoscere un mestiere e una penna che non passano inosservati.
Arduini è un artista capace di uscire dalla “nicchia”, seppur calda e sicura in cui troppo spesso molti cantautori si rifugiano. Se il titolo dell’album voleva essere un resoconto della sua vita artistica, per noi vince la prima metà. E con ancora molte cose da dire.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Max Arduini
  • Anno: 2017
  • Etichetta: Clapo Music

Elenco delle tracce

01. Il varietà dei nani
02. Sitting Bull
03. Fumetto di pesce
04. La bestia nel campo di note
05. Api
06. Sul Col du Galibier (a Marco Pantani)
07. Un sordo mormorio
08. Dal ‘72
09. Treni tremens

Brani migliori

  1. Dal ‘72
  2. Sul Col du Galibier
  3. Un sordo mormorio

Musicisti

Max Arduini (pianoforte)  -  Valdimiro Buzi (mandolino) - Costantino Buzi (chitarre)  -  Mario Damico (batteria)  -  Alessandro Luci (basso)