Per quasi tutto questo fatidico 2009, critici e appassionati di musica italiana hanno stropicciato gli occhi, sembrava che la “Resistenza” musicale d'impronta indie e cantautoriale – e persino certo pop che piaceva odiare - ci stesse restituendo speranza per le sorti del nostro made in Italy. È per questo che fa male quando è dalle “retrovie”, dal nuovo che qui da noi fa una fatica atroce ad avanzare, che viene l'ordine di invertire la rotta.

In due parole, 2T di Manuel Auteri è un album pigro, nei testi, nelle soluzioni musicali, nella produzione. Inseguendo le insegne del pop-rock radiofonico all'olio d'oliva, il cantautore bolognese sceglie una via che è ben poco saggio prendere sottogamba. D'altronde, è difficile scrivere canzoni d'amore, per quanto eccellenti siano le intenzioni, ed è altrettanto facile impelagarsi in clichè di scrittura stravecchia, con l'alibi dell'autobiografismo “nato dal cuore” (L'aeroplano) o di qualche attacco innocuo al sistema (X-Fiction). Curata invece la confezione, pulita e rockettina al punto giusto, che si fregia di ospiti più o meno famosi (gli Oro, Faso, Iskra), salvando le apparenze di un disco altrimenti evidentemente abbozzato e poco ponderato.

In filigrana, 2T è un affresco dei profondi problemi del mondo discografico dello Stivale, specie per la cronica assenza di autori veramente nuovi, di idee e personalità artistiche che si distinguano da cloni e derivati scagliati addosso a un pubblico che evidentemente viene sottovalutato. E che costantemente viene privato del rinnovamento che merita.

Altri articoli di Paolo D'Alessandro

Io non mi riconosco nel mio stato ep