Levante
Claudia Lagona, o Levante, nasce in provincia di Catania e poi (dopo qualche anno dalla nascita) prende un treno per Torino. Qualcuno l’ascolta cantare, poi succede che una sua canzone tormenta, piacevolmente, la nostra estate del 2013 (Alfonso, sì sì quello della vita di merda) e che apre i concerti di quel grande musicista che è Max Gazzè. E il suo primo album, Manuale distruzione, è finalista al Premio Tenco del 2014 come disco d’esordio (vinto poi da Filippo Graziani con Le cose belle). Dentro e intorno a quel disco c’erano i più telentuosi giovani della Torino rock-cantautorale, da Bianco (produttore), a Daniele Celona, a Alessio Sanfilippo e Federico Puttilli dei Nadar Solo, ed era un buon primo album: pop svecchiato dai soliti stilemi, voce e interpretazione contemporanee, con qualche eco alla Consoli dell’inizio, e storie di un romanticismo cinico piacevoli in gran parte da ascoltare.
Ecco, questo secondo disco, Abbi cura di te, si posiziona sulla stessa strada, solo spostato un po’ più in là. E non è affatto un male. La collaborazione tra la ottima Inri (etichetta del primo album) e la Carosello Records, con i suoi maggiori mezzi, si fa sentire, soprattutto per la quantità di archi e la maggiore attenzione alla sezione ritmica presenti in questo lavoro, insieme ad un tappeto di elettronica che avvolge e distrae senza mai però invadere troppo. Levante parla ad un pubblico di donne, trentenni, dalla vita un po’ incasinata e pezzi di amori persi qua e là, e lo fa con un racconto che si mette esattamente al centro tra la tenerezza e il gioco, tra la sana risata su se stessi e le piccole rivincite quotidiane, tra pezzi di ricordi presi in fretta e rincollati un po’ alla buona, e qualche inaspettata sconfitta. I testi, mai smielati ma che d’amore sanno parlare sdrammatizzando sui suoi disastri, sono ben scritti, ricercati senza perdere di immediatezza. Ciao per sempre, Le lacrime non macchiano, Abbi cura di te, Caruso Pascoski sono l’esempio di come si possa ancora scrivere e cantare delle cose della vita con parole nuove, senza neanche la lontana ombra della retorica, con lo sguardo attento sui dettagli e un po’ di cuore.
Per questo secondo album poteva fare meno, limitarsi al minimo indispensabile per un disco pop, mettere qualche rima in più, strizzare l’occhio a qualcuno, e invece Levante ha scritto dodici brani interessanti, tutti di alto livello, qualcuno meno efficace ma nessun “riempitivo”. E se questo è il pop contemporaneo, è il benvenuto: c’è da spalancargli le porte.
(Foto di Riccardo La Valle)
01. Le lacrime non macchiano
02. Ciao per sempre
03. Abbi cura di te
04. Caruso Pascoski
05. La rivincita dei buoni
06. Contare fino a dieci
07. Tutti i santi giorni
08. Finché morte non ci separi
09. Lasciami andare
10. Mi amo
11. Pose plastiche
12. Biglietto per viaggi illimitati
Ale Bavo: piano, synth, fender rhodes - Alberto Bianco: chitarra, basso, mellotron, rum machine - Daniele Celona: piano - Federico Puttilli: chitarra - Alessio Sanfilippo: batteria, percussioni - De Angelo Parpaglione: sax e flauto - Mr. T-Bone: trombone - Stefano Piri Colosimo: tromba - Gnu Quartet: archi - M. Gangi: voce in Finché morte non ci separi - Elena Borgogni: speech in Finché morte non ci separi