Guignol
Sesto album per i Guignol, ed arrivati a questo traguardo le caratteristiche di band “dark” appaiono in modo sempre più evidente, così come l’estrema facilità nel raccontare storie “periferiche”, storie “nere”, sofferte, marginali, losche, e l’altrettanta capacità di rivestirle con un mantello musicale ricco di atmosfere cupe, oscure, creando in questo modo situazioni sonore da romanzo hard boiled.
C’è un che di polveroso, di malsano in queste narrazioni e l’aspetto musicale accentua queste sensazioni: basso e batteria “quadrati” che sembrano scandire il tempo quasi fosse il ticchettio un orologio nel silenzio di una stanza, chitarre “liquide”, che contribuiscono in modo rilevante a creare atmosfere buie, a tratti oniriche; a ciò va aggiunto il cantato, freddo, quasi spietato in certi passaggi, e che ricorda non poco certe interpretazioni vocali della new wave dei primi anni ’80, a cavallo fra i Joy Division ed i primissimi Cure.
Quanto a personalità e capacità di aver costruito un proprio suono, ed un particolarissimo approccio alle composizioni, i Guignol non possono essere davvero sottovalutati: pur essendo un gruppo considerato “di nicchia” hanno fissato degli standard musicali precisi, definiti e peculiari, attraverso i quali la canzone d’autore acquisisce una dimensione differente ed innovativa, in cui la parola e la musica finalmente hanno pari dignità e contribuiscono con uguale peso nel processo di creazione dei brani. Abile labile è un viaggio all’interno delle pieghe dell’anima, la narrazione ininterrotta di spezzoni di vita, una sequenza assolutamente eterogenea di immagini, di facce, di personaggi anche solo abbozzati che vanno a costituire un intero piccolo mondo, una sorta di set cinematografico in cui questi personaggi raccontano dettagli di sé, recitano un ruolo a volte preciso, altre volte solo sfumato, si incontrano, si scontrano, spesso si ignorano, all’interno di un microcosmo che appare, contemporaneamente, omogeneo nell’aspetto esteriore, ma del tutto frammentato, e frammentario, per quanto riguarda coloro che lo frequentano.
In questo senso la cover di Il merlo, brano di Piero Ciampi, trova una collocazione assolutamente appropriata proprio per il vissuto dell’artista livornese e per il suo approccio alla narrazione. La cura estrema per i suoni ed il loro equilibrio, gli arrangiamenti bilanciati ma sempre molto espressivi e lucidi, non tolgono nulla a quella sensazione di vissuto, di ruvido, che traspare nelle undici tracce di questo lavoro che non è solo un deciso passo in avanti, nell’ambito della produzione dei Guignol, ma fissa in modo definitivo uno standard dal quale la band milanese non potrà più davvero prescindere.
01. L’angolo
02. L’uomo senza qualità
03. Polvere rossa, labbra nere
04. Piccolo demone
05. Rifugio dei peccatori
06. Salvatore tuttofare
07. La coscienza di Ivano
08. Il merlo (Piero Ciampi)
09. Sora gemma e il crocifisso
10. Luci e sirene
11. Il cielo su Milano
Pier Adduce: voci, chitarre elettriche, acustiche, slide, armonica, rumori - Raffaele Renne: chitarre elettriche, acustiche - Paolo Libutti: basso - Enrico Berton: batteria, percussioni - Giovanni Calella: chitarre elettriche, acustiche, basso, organi, piano, percussioni - Francesca Musnicki: violino elettrico - Guido Rolando Giubbonski: sax contralto