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Nadiè

Acqua alta a Venezia

Venezia non solo intesa come città “fisica”, ma come simbolo di civiltà, di cultura, di senso etico, di elevazione morale (e non moralistica), ovvero di tutta una serie di caratteristiche che hanno in comune fra loro, e da non poco tempo, il rischio di “affondare”, di rimanere soffocate da una marea inarrestabile. Il “bello e buono”, quel classico concetto greco di “καλὸς καὶ ἀγαθός” che, lentamente, viene in un certo senso “sommerso” nei mille eventi che costellano il quotidiano, che siano vicende strettamente personali o crisi collettive, segnali comunque di una decadenza vissuta (o non vissuta…) con indifferenza e distacco.

Acqua alta a Venezia non è esclusivamente un grido di dolore, ma una vera e propria inc…atura, non solo con se stessi, ma anche con il mondo, con la propria incapacità di far capire quanto stiamo perdendo e con l’incapacità altrui di recepire i segnali di questa regressione. Per esplicitare questa congerie di sentimenti i Nadiè hanno deciso di avvalersi di un approccio decisamente aggressivo, di suoni taglienti uniti a parole che possono e vogliono apparire cattive  ma che in realtà non sono altro che l’espressione di chi ha preso atto della realtà ed ha deciso di “sbatterla in faccia”, a se stesso ed a chi gli sta intorno.

I titoli stessi dei brani fotografano con brevi istantanee  situazioni in cui gli atteggiamenti, i comportamenti, le reazioni, avrebbero certamente dovuto essere differenti: In discoteca, Solo in Italia si applaude ai funerali, La bionda degli Abba, Breve esistenza di un metallaro, Dio è chitarrista, Acqua alta a Venezia, Bandiere a mezz’asta sono alcune delle immagini che i Nadiè utilizzano per definire l’esistente nella sua miseria, miseria di chi si accontenta di occuparsi della superficie, di ciò che “emerge”, negando a sé stesso ed agli altri l’occasione di capire cosa si trova veramente al di sotto di tutto ciò. Occuparsi degli effetti senza analizzare le cause, accontentarsi di risposte superficiali senza andare a scavare nel profondo: come conseguenza di tutto ciò, un vivere che è più un transitare attraverso la realtà piuttosto che provare a penetrarla, davvero, nella sua essenza.

Il secondo lavoro della band catanese è un album dolente, a tratti rassegnato, ma non privo di sussulti di dignità, di segnali di reazione, all’interno del quale comunque è sempre presente e vigile la coscienza di sé e del mondo che si trova intorno. Non ci sono soluzioni, e comunque non certo immediate, non si propongono spiegazioni, ma si espone, con lucida capacità di analisi, la realtà circostante, privata dei suoi orpelli esteriori e ridotta alla sua essenza.

Acqua alta a Venezia è un lavoro duro, non certo di “facile ascolto”, e questo sicuramente più per i testi che per l’approccio musicale, tutt’altro che complesso o destinato agli addetti ai lavori; è comunque un album di spessore e di profondità, che cerca di costringere l’ascoltatore a rimanere al di sopra di quella immaginaria linea lungo la quale l’acqua alta rischia di sommergere tutto. E se la situazione è quella che è, e da un qualche punto occorre comunque ripartire, forse vale la pena di farlo prendendo atto della realtà stessa e, contemporaneamente, prendendo posizione nei suoi confronti: “Dovremmo sentirci offesi tutti, come bandiere a mezz'asta” sono le parole con cui si chiude l’album ma, probabilmente, sarebbero da scrivere all’inizio…

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Giovanni Scuderi
  • Anno: 2017
  • Durata: 42:33
  • Etichetta: Terresommerse/La Chimera Dischi

Elenco delle tracce

01. Conigli
02. In discoteca
03. Solo in Italia si applaude ai funerali
04. La bionda degli Abba
05. Breve esistenza di un metallaro
06. Dio è chitarrista
07. Acqua alta a Venezia
08. Gli sposi
09. Fuochi
10. Bandiere a mezz’asta                      

Brani migliori

  1. Solo in Italia si applaude ai funerali
  2. La bionda degli Abba
  3. Dio è chitarrista

Musicisti

Giovanni Scuderi: voce, chitarra  -  Vincenzo Battaglia: piano, synth  -  Alfio Musumeci: batteria  -  Gianpiero Leone: basso  -  Francesco Gueli: chitarre