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Carmine Torchia

Affetti con note a margine

"Si dovrebbe avere per le lettere un'ora ogni otto giorni, e poi farsi un bagno" (Friedrich Nietzsche)

Da Plinio il Giovane a Goethe, da Cicerone a Foscolo, da Seneca a Leopardi. La letteratura è piena di epistolari esemplari, di carteggi memorabili e di scambi epocali, di lettere piene di sofferenza e rabbia, impregnate di filosofia e ragionamenti sottili, di insegnamenti immortali. Eppure c'è chi sceglie di scrivere 14 lettere e non inviarle mai, per poi disporle con grazia su uno spartito. Costui è Carmine Torchia, cantautore calabrese che nel 2015 ha pubblicato il suo terzo disco Affetti con note a margine.

Lettere d'amore, sfoghi politici, racconti, aneddoti curiosi. Affetti, nel senso dantesco di concupiscenza e passione, moti dell'anima corredati da note che ne esplicano il carattere viscerale e introspettivo ma al tempo stesso li imprigionano in una forma sintattica precisa. Una serie di episodi a metà tra la cruda e disgregata realtà, che si barcamena tra sindrome dell'epoca d'oro e "ambiguità statali", e passi interstellari tra buchi neri, cieli universali e utopie dal sapore ariostesco in cui la Nazione è una ballerina opportunista e la democrazia va a puttane. Pubblicato l'11 settembre 2015 dall'etichetta Private Stanze, Affetti con note a margine alterna passaggi di rock d'autore di marchio bianconiano – come in L'umanità, dove i Baustelle sono anche dedicatari – a tracce di suite romantiche, come Col garofano e la spada. Qui Torchia racconta a Rafael Alberti e Gabriel García Márquez di un antieroe "venuto da un buco nero"  e ritrovatosi in mezzo alla polvere del Messico. Il sostrato letterario sembra così muoversi tra i versi del poeta spagnolo e un immaginario Don Chischiotte contemporaneo che "col garofano e la spada è andato incontro ad altre solitudini"”, tema principe del romanzo più famoso dello scrittore di Aracataca. La solitudine era anche il titolo di un disco in italiano di Leo Ferré datato 1972, in cui si trovava Il tuo stile. Torchia omaggia il suo modello – per visioni, percezione del reale, poetica – con la traduzione di Medail. Un gesto che lo avvicina a quel cantautorato fortemente legato agli anni Settanta e all'evocatività francese (i Têtes de Bois in prima battuta, ma anche l'ultimo Giovanardi).

Dietro al cantato baritonale passano anche ballate acustiche – come L'ora X, dedicata al figlio Tristan, e Cielo di Lèvanto, dedicata ai Pink Floyd e vicina al Gazzè più intimista – e sfuriate elettroniche dominate dal synth o abbellite da piano e organo, per approdare ai roseti d'archi suadenti che fanno capolino in Manù e L'umanità. Torchia è un visionario e non fa fatica ad ammetterlo. Anzi, lo scrive subito, dedicando la prima traccia Dio non è un santo a René Magritte. Qui, come in tante delle missive, il destinatario è femminile: l'amore, che è "atto politico", sottende l'intera linea narrativa del disco e sta lì racchiuso, nascosto, rannicchiato nelle tante sfaccettature della parola Affetti.

Tra una visione e l'altra c'è spazio anche per l'impronta dell'idioletto, segnata dalla ninna nanna Ammenzu 'a via e dalla presenza della famiglia, fonte di ispirazione e corpo corale in L'ora X. Quello di Torchia è un epistolario in musica a metà tra l'agilità leopardiana e le pratiche morali senechiane. Ma se il disco parte con un atteggiamento di distacco nei confronti del marcescente marasma odierno – "c'è solo da adeguarsi a feroci brutture, cara, al treno che tarda, alle barelle in corsia, a questo traffico nevrotico che causa allergia" – si chiude con un manifesto preciso: "È l'atto polemico l'unica via. L'era magnifica dell'umanità che si rinnova è cominciata ora. La soluzione alle criticità sta nel germoglio di una coscienza nuova".

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Carmine Torchia e Matteo Frullano
  • Anno: 2015
  • Durata: 54:39
  • Etichetta: Private Stanze/Audioglobe

Elenco delle tracce

01. Dio non è un santo
02. L'amore è un atto politico
03. Col Garofano e la spada
04. Anna|Lisa
05. Cielo di Lèvanto
06. L'ora X
07. Il salmo che viene per te
08. Il tuo stile
09. Manù
10. L'umanità
11. Ammènzu 'a via
12. Niente più ideologia
13. Territoriale
14. L'epoca d'oro

Brani migliori

  1. L'amore è un atto politico
  2. L'umanità
  3. Col garofano e la spada

Musicisti

Carmine Torchia: voce, Jazz Bass (in presa diretta), Telecaster, acustica, programmazioni  -  Matteo Frullano: Telecaster (in presa diretta)  -  Filippo Frullano: fisarmonica  -  Matteo D'Alessandro: batteria (in presa diretta). Ovo  -  Luca Stignani: batteria (in presa diretta)  -  Giancarlo Galante: Mustang, e-bow, cori  -  Roberta Cartisano: piano Yamaha C30  -  Peppe Fortugno: Synth, Stratocaster, organo hammond, fxs, cori  -  Gianni Brancati: preproduzione Stratocaster  -  Bruno Crucitti: preproduzione batteria  -  Luca De Carlo: tromba  -  Andrea Gobbi: triangolo  -  Francesco Leineri: scrittura degli archi e direzione in L'umanità e Manù  -  Andrea Liberto Cito: violino  -  Davide Nannoni: violino  -  Emanuele Corti: viola  -  Andrea Beninati: violoncello  -  Luigi Lo Curzio: contrabbasso  -  Susanna Brusa: cori