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Mirabassi Renzetti Taufic

Agreste

Dopo il bellissimo “Correnteza”, di analogo taglio e tenore, ecco un nuovo album che riunisce la voce di Cristina Renzetti, bolognese umbro-abruzzese, il clarinetto di Gabriele Mirabassi, lui tutto umbro (perugino), e la chitarra (rigorosamente acustica, anzi classica) di Roberto Taufic, hondureño di madre palestinese e giramondo italo-brasiliano. Se il dedicatario del disco precedente era il grande Jobim, qui il Brasile torna in forme più variegate, stabilendo una singolare quanto plausibile sinergia con la Sardegna (e non solo), che come appunto il Brasile qui presente non è solo mare ma anche terra aspra, arsa, selvatica, quasi gelosa di se stessa, come spesso il carattere di chi la vive e la attraversa nel quotidiano. Lo stesso titolo dell’album, Agreste, la dice lunga in merito.

La costruzione del cd appare studiata con grande scrupolo: le coppie di brani che lo aprono e lo chiudono recano tutte la firma, per i testi, di Paulo Cesar Pinheiro, in tre casi in coppia con Dorival Caymmi, nel quarto con Guinga, mentre nella parte centrale spicca la firma di Milton Nascimento, nella foto, (tre brani, di cui uno in coppia con Chico Buarque). Il dittico d’avvio alterna un tema di quelli che più contrassegnano questo formidabile trio, di un’eleganza assoluta, rilasciata quanto alla fin fine sobria, ben poco incline ai sentimentalismi, e uno, invece, più brioso, elastico, aperto.

Fruta Boa, primo tema targato Nascimento, largo ed evocativo, anticipa il primo “deragliamento” verso lidi sardi (via Genova), trattandosi di Monti di Mola, lasciato scorrere senza fretta (supera i sei minuti e mezzo), anche se in una veste più mossa, fluida, meno solenne, dell’originale deandreiano. Romaria, di Renato Teixeira (l’ha cantata anche Elis Regina) segna il ritorno alla madre patria (nel senso di Brasile, ovviamente), che non viene abbandonata neppure in Cio da terra (Milton & Chico), il cui testo è però traslato in sardo e cantato (anche) da Elena Ledda, che le dà un corpo (anche ritmico) inusuale in un album così olimpicamente rarefatto, classicheggiante nel senso più nobile del termine (non senza inflessioni jazzistiche, peraltro, universo che in particolare Mirabassi ha praticato largamente, seppur da posizioni sempre un po’ a sé stanti, proprio per imprinting personale).

Dopo il tradizionale abruzzese Mare maje, ancora una volta di rara purezza, il più vivo Disparada ci porta nel campo della canzone politica (nello specifico contro la dittatura instauratasi col tristemente noto golpe del ’64 che determinò l’espatrio di tanti grandi padri della canzone brasiliana), da cui rientriamo con la splendida Morro velho, ultimo dei tre brani di Nascimento, con chitarra e clarinetto a disegnare prologhi e code di straordinaria raffinatezza a fragranza in cui la voce s’immerge con una misura veramente ammirevole, ciò che si ripete, come in una sorta di magica bolla di astrazione, in Saci, ad aprire il dittico finale ancora targato Pinheiro, chiuso, come il cd, da un più articolato, sottilmente danzante (caso tutt’altro che unico, del resto) Viver na fazenda.

Disco – l’avrete capito – assolutamente da non perdere.        

Foto di Andrea Polverini (trio), Jack Vartoogian (Nascimento) e Maurizio Pinna (Ledda).

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Michele Palmas
  • Anno: 2018
  • Durata: 45:13
  • Etichetta: S’ard Music / Egea

Elenco delle tracce

01. Desenredo
02. Estrela da terra
03. Fruta Boa
04. Monti di Mola
05. Romaria
06. Cio da terra
07. Mare Maje
08. Disparada
09. Morro velho
10. Saci
11. Viver na fazenda

Brani migliori

  1. Desenredo
  2. Cio da terra
  3. Morro velho

Musicisti

Cristina Renzetti: voce   -  Gabriele Mirabassi: clarinetto   -  Roberto Taufic: chitarra -          Elena Ledda: voce in 06