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Alessandro Mannarino

Al Monte

È bello quando un artista, forte del successo dei dischi passati, dopo aver ritirato premi ed essere stato in classifica mesi, decide (perchè sì, questo è qualcosa che si decide), di scrivere un album “differente”. Non solamente nuovo ma diverso dai precedenti, per modalità di racconto, per temi, per musicalità. Se poi tutto questo riesci a farlo senza forzare te stesso ma continuando a far scivolare tra le canzoni quell'idea di genuinità che chi ti ascolta ti ha appiccicato addosso, allora hai vinto.

Alessandro Mannarino con Al Monte ha fatto qualcosa di simile. Uscito lo scorso maggio è il terzo disco del cantastorie, dopo Bar della rabbia (2009) e Supersantos (2011); e se la voce sporca e strascicata è la stessa, e la capacità di mettere in rime le storie di personaggi ai margini se la porta dietro dai dischi precedenti, qui ad essere diverso sembra voler essere il mondo raccontato. Mannarino se c'è una cosa che sa fare è, in poche immagini, delineare cinematograficamente i volti e le storie di chi incontriamo tutti i giorni nelle nostre città, di chi ci cammina in mezzo di corsa, come di chi se ne sta seduto tutto il giorno al bancone del bar; questo lo sa fare con ironia e attenzione ai particolari, ed è un tratto della sua modalità di narrazione che si trascina anche in questo nuovo lavoro. In Al Monte però c'è un nuovo confine dentro al quale quella voce sporca e quel racconto si muovono ed è qualcosa di molto più ampio: non è più il bar del quartiere o il campo rom in fondo alla Casilina; lo sguardo va più lontano e prova a descriverci, senza alcuna supponenza, quello che ha capito del mondo in cui viviamo.

Dal momento in cui veniamo al mondo in Malamor «qui si nasce senza fiato e già la prima punizione, uno schiaffo sopra al culo per la respirazione...» dove dura è la critica alle Istituzioni, (l'Esercito e la Chiesa) che non fanno altro che trasformare gli uomini in cinghiali; all'attesa di un Dio, il settimo che appare sulla terra, in Deija «stavolta è quello giusto veramente, si sa ancora poco ma il nome suona bene e non vuol dire niente». Poi ci sono L'impero e Gente che, soprattutto musicalmente, sono come due lacci che legano stretti ai lavori precedenti; Signorina, una dolcissima canzone d'amore e dolore, di rivincita e lotta; Le stelle, la più intensa e intima, che non a caso chiude l'album.  I brani migliori sono la titletrack, che racconta di un amore, di un viaggio, che attraversa millenni e disastri, guerre e addii e finisce per ricominciare esattamente lì, alla fine del mondo: Gli Animali, e se non è certamente nuova l'idea di utilizzare gli animali come metafore dei diversi tipi umani e della società intera, qui Mannarino lo fa con ironia e originalità. E poi Scendi giù, una favola con il peggiore dei protagonisti e dei finali, l'ironia e la tenerezza per raccontare le storie di Cucchi, Aldrovandi, Uva e di tutti quelli che in un carcere o per mano delle forze dell'ordine c'hanno lasciato la vita.

Mannarino è nato come la voce della borgata, romana, che ai virtuosismi musicali e narrativi ha sempre preferito l'immediatezza: in questi nove brani, seppur ritornano sprazzi di quel modo di scrivere, sembra che al fotografare un istante e metterlo in canzone (come è stato nei primi due lavori) si sia sostituito un ragionare sul movimento. Viaggio, percorso, cammino sì disincantato, ma pur sempre zeppo di romanticismo, in un'atmosfera che nell'avere alcuni punti fermi (l'uso della voce e alcuni temi ricorrenti) ha molto ancora da cercare.

Il tempo ci dirà se questo disco sarà stato solo una piacevole deviazione e Mannarino tornerà a farci ballare spensierati, e malinconici, divertiti e scanzonati o se queste due anime del cantautore troveranno una strada comune dove incrociarsi e proseguire insieme. Le premesse perché questo avvenga ci sono, fortunatamente, tutte.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Alessandro Mannarino e Tony Canto tranne che per il brano n° 8 (Alessandro Mannarino, Mauro Menegazzi e Alessandro Chimienti)
  • Anno: 2014
  • Etichetta: Leave/Universal

Elenco delle tracce

01. Malamor
02. Deija
03. Gli animali
04. L'Impero
05. Scendi giù
06. Gente
07. Signorina
08. Al Monte
09. Le stelle

Brani migliori

  1. Gli animali
  2. Scendi giù
  3. Al Monte

Musicisti

Alessandro Mannarino: voce - Tony Canto: chitarre, basso, guitalele - Alessandro Chimienti: chitarre  - Luca Scorziello, Franco Barresi, Daniele Leucci, Marco Monaco: percussioni e batteria - Gianluca Rigano e Gabriele Gambera: basso  -  Tonino Vitali e Ivan Cammarata: tromba  -  Giuseppe Consiglio e Raimondo Terranova: trombone  -  Pasquale Laino: sax e clarino  -  Adriano Murania: viola e violino  -  Alessio Nicosia: violino  -  Alessandro Longo: violoncello  -  Simone Isidoro Paradiso: viola  -  Mauro Menegazzi: fisarmonica,synt, organo e programmazioni -  Ferruccio Spinetti: contrabbasso  -  Tony Brundo: piano, organo, arrangiamento e direzione fiati e archi  -  Francesco Arcuri: sega kalimba ed effetti sonori, percussioni, marimba  -  Fabio Tiralongo, Daniele limpido: sax tenore  -  Marco Caruso: sax contralto  - nonno Pietro Schiavetta: voce recitante  -  Simona Sciacca, Azzurra Sciacca e Ylenia Sciacca: cori femminili  -  Francesco Centarrì, Dario Greco, Salvo Gangi, Alberto Quartana, Tony Canto, Lorenzo Manganaro: cori maschili  -  I ragazzi di Scordìa: coro improvvisato popolare