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Massimo Priviero

Ali di libertà

Prima di ascoltare Ali di libertà, il nuovo lavoro di Massimo Priviero, è indispensabile leggere le note che sono scritte nel bel packaging che supporta l’album. Quelle righe, quelle parole, quei pensieri, sono la spina dorsale della poetica dell’artista veneto, ne sono la sua potente linfa vitale. Da quelle righe è evidente che la nota, la parola e la vita di Priviero sono legate dalla stessa catena, unite dal medesimo senso. Ogni nota ed ogni parola sono inscritte dentro il suo DNA e non vi sono mediazioni ed opportunità di sorta che potrebbero farlo deviare dalla sua traiettoria.

Priviero è un rocker vero e profondo, la cui vita è intrisa dalla sua migliore mitologia del rock. Nessuna posa esteriore. Lui è quello che canta, lui è quello che esprime nei suoi testi. Altro non saprebbe fare, altro i suoi estimatori non potrebbero accettare. E non è facile nella discografia italiana, così depressa, uscire con un album così ricco dal punto di vista dell’oggetto cd (come com'era stato anche nel precedente lavoro condiviso con Michele Gazich, “Folkrock”, il cui merito di un simile libretto andava riconosciuto alla caparbietà di Claudio Fucci e alle Edizioni VoloLibero).

Uscito il 24 settembre, Ali di libertà è stato anticipato qualche mese fa dal video In verità (https://www.youtube.com/watch?v=BhGAEsSCEOI) a cui è seguito un altro brano, Alzati (https://www.youtube.com/watch?v=M16t_LjdAnU), ballata rock che esprime bene la voglia di riscatto che pervade tutto il lavoro. A parere di chi scrive, quest’album è forse il capolavoro di Priviero, un album potente, intenso, amaro, pieno di dolore ma di altrettanta speranza. È un album dove le canzoni hanno testi profondi e ricchi di immagini cinematografiche che vivificano le parole con il sangue e con il cuore. Ogni brano vive di intensa luce propria e potrebbe realmente essere, come si diceva e pubblicava un tempo, un singolo di valore. E proviamo allora a raccontarvi meglio queste tracce.

Ali di libertà è diretta, un manifesto programmatico, con un riff centrale di grande potenza e coinvolgente, con l’armonica dal suono dylaniano che ci indirizza subito nelle viscere di questo lavoro: la ricerca di una dimensione di vita in cui cercare e dare il senso alla propria quotidianità. Il mare si apre invece con un suono di pianoforte, dove Onofrio Laviola mette tutta la sua perizia strumentale per ricamare musica introno ad un testo pieno di tenerezza per un amore che si è acceso e poi spento. La vita di tanti, una vita normale piena di nostalgia e di malinconia. Struggente quanto basta per ricordare che il rock è luce ma anche (momentaneo) crepuscolo…

Pieno di atmosfere stradaiole è Apri le braccia, con l’aura di un suono tex-mex che non fa rimpiangere gli “eroi” di quella musicalità e che rende credibili le liriche. Arriviamo alla terza traccia, che si apre con un suono rock, potente e deciso che sembra riallacciarsi all’ultimo Springsteen - musicista al quale Priviero è certamente legato musicalmente e “spiritualmente” - l’intensa In verità, sorta di sabba musicale che dal vivo si renderà al meglio, esaltando la sua potenza espressiva. Un brano che in alcuni momenti si fa soul, dando prova, se maice ne fosse ancora bisogno, delle doti vocali dell’autore veneto e il tocco personale alla chitarra slide di quel talento che è Paolo Bonfanti.
Per chi non conosce a fondo Priviero, Madre proteggi potrebbe apparire come un brano “fuori fuoco” in un disco prettamente rock. Ma in questo brano, invece, viene a proporsi la forte spiritualità che pervade Priviero. Una spiritualità dalla quale, viste le sue origini, Priviero non poteva non essere immune. E questo brano è una delicata dedica alla Madonna espressa in una lista di categorie per le quali si chiede la protezione della Madre del Cristo. Senza entrare in ambiti di ragionamenti squisitamente religiosi, certamente questa è una delle canzoni che sono realmente intrise di una forza spirituale vera e sincera. Una canzone da ascoltare con attenzione e partecipazione.

Si continua poi con Occhi di bambino, un pezzo che fa palpitare il cuore e dove l'ascoltatore ci può trovare tutto il mondo di Priviero: ci sono le anime di Dylan e di Springsteen insieme a letture di spessore e di valore. Ci sono le sue ansie e le sue speranze, ci sono i suoi desideri. C’è il senso della vita e lo smarrimento delle/nelle delusioni che la vita reca con sé. Ma insieme, come dicevamo all'inizio, la grande voglia di riscatto ed il desiderio di non rimanere mai sulle ginocchia. Da segnalare il bell’assolo alla chitarra elettrica del sempre bravo Alex Cambise (qui a fianco nella foto) che anche in questo lavoro ha saputo dare il consueto – e più che valido - supporto strumentale e di arrangiamenti a Priviero, nonché il violino dell’altrettanto straordinario Michele Gazich.

Siamo a metà disco ed ecco Alzati, che inizia con chitarra e batteria frementi sui quali irrompe in maniera decisa la voce di Massimo. Una canzone/visione che corre veloce sulle strade del rock, da immaginarsi suonata a tutto volume sul nastro di un’autostrada che si snoda come una sorta di filo di Arianna che si dipana sull’esperienza e sui sogni perduti per arrivare, forse, fino alla mitologia di ‘Easy Rider’.
Ma senza malinconie e senza paura, solo con la consapevolezza che la strada che hai di fronte è sinonimo di futuro, mentre dietro c’è solo il passato; un passato da non cancellare ma al quale non legarsi come se fosse un totem intangibile.

La casa di mio padre è una splendida ballata che potrebbe essere autobiografica ma, al contempo, potrebbe raccontarsi come la storia di molti. Una canzone struggente nella quale l’amore filiale si mostra in tutta la sua natura, bellezza e “nudità” affettiva. Una dichiarazione d’affetto e di nostalgia appoggiata ad una musica piena di una melodia tex-mex morbida e delicata.
Io sono là è una sorta di Madre proteggi in chiave laica e rappresenta un richiamo verso un ipotetico manifesto programmatico di una vita, di una intenzione, di una speranza. Una canzone da interpretare, quasi, in chiave psicologica e che racconta del profondo orgoglio dell’uomo Priviero che non disgiunge la sua personalità musicale a quella umana.

Libera terra: la forza è l’anima springstiniana di Priviero che si scatena senza remore e senza vincoli. La band lo segue con grande passione e la batteria di Oscar Palma ricorda quella di Max Weinberg ed il clima complessivo è la sarabanda che ci rimane nel cuore quando ascoltiamo il Diavolo del Jersey.
Libera terra: il sogno è più morbida dal punto di vista sonoro, ma anche qui l’impronta dello storyteller è evidente e si potrebbe pensare che questa sia la versione di Priviero della straordinaria This land is your land dell’amato Woody Guthrie ed il suono della cornamusa è una tocco di geniale delicatezza a dare corpo a questo brano in cui il tema dell’immigrazione, quasi di soppiatto, entra a fare capolino nel testo.
Chiude l’album una canzone-bonus: Bacio d’addio, che ci piace pensare possa rappresentare una chiusura anche del discorso artistico di questo lavoro. Una porta spazio-tempo che porta alla memoria l’immagine di “Sentieri selvaggi” in cui proprio una porta si chiude alle spalle di John Wayne-Ethan Edwards a cui non è data la possibilità di entrare nella casa degli affetti perché a lui è riservata la vastità della prateria che non è solo quella degli spazi aperti ma, soprattutto, dell’anima come narra l’armonica suonata con le note della nostalgia.

Un grande album di cui c’era davvero bisogno nell’asfittica discografia italica incapace di dare continuità ai grandi cantautori delle nostre giornate migliori, dei nostri sogni più belli.
Solo una raccomandazione a Priviero: che dal vivo queste canzoni siano liberate e dispiegate dalla sua potente ed intensa voce soul. E per averne conferma non bisognerà aspettare molto, il tour partirà d Milano, dal Blue Note, il 27 ottobre 2013.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Massimo Priviero
  • Anno: 2013
  • Durata: 57:35
  • Etichetta: MPC / Self

Elenco delle tracce

01. Ali di libertà

02. Il mare

03. Apri le braccia

04. In verità

05. Madre proteggi

06. Occhi di bambino

07. Alzati

08. La casa di mio padre

09. Io sono là

10. Libera terra : La forza

11. Libera terra : Il sogno

12. Bacio d’addio (bonus track)

 

Brani migliori

  1. Ali di libertà
  2. Madre proteggi
  3. La casa di mio padre

Musicisti

Massimo Priviero: voce, chitarra acustica, armonica - Alex Cambise: chitarre elettriche, chitarre acustiche, mandolino - Onofrio Laviola: pianoforte, organo, tastiere, orchestrazione archi in Madre Proteggi - Oscar Palma: Batteria - Mauro Abbatiello: basso - Michele Gazich: violino - Riccardo Maccabruni: fisarmonica in Io sono là - Keith Eisdale: cornamusa e tin whistle in Libera terra - Giancarlo Galli: ukulele e chitarra acustica in LIbera terra - Paolo Bonfanti: chitarra slide in In verità - Tommy Priviero: chitarra acustica in Occhi di bambino ed elaborazione del testo In verità - Lisa Petti, Deborah Bosio: cori in Libera terra, La casa di Mio padre, Io sono là, Alzati.