Roberto Michelangelo Giordi
Roberto Michelangelo Giordi, tre anni dopo il fortunato album Il sogno di Partenope, che gli valse la cinquina nella categoria interpreti al Premio Tenco 2019, la partecipazione alla finale di Musicultura e il Premio Botteghe d’Autore 2019 riappare con un nuovo, intensissimo album dal titolo Aliene Sembianze (Edizioni Mariù). In realtà il disco è soltanto una parte del progetto artistico, che comprende anche l’uscita in parallelo di un libro di racconti, dal titolo omonimo. Quattordici brani, quattordici racconti, un racconto per ciascun brano, nel proponimento di dispiegarsi anche oltre la sintesi della forma canzone, articolando e approfondendo tematiche e visioni del mondo che necessitano di maggior respiro rispetto ai tempi di un brano musicale.
Giordi è un cantautore elegante e raffinato, che vive fra Parigi, Roma e Napoli, la sua città natale; uno chansonnier che non rinuncia al proprio punto di vista e che fa della propria esperienza artistica una cartina di tornasole della società attuale, dei suoi cliché e delle inopinate derive che essa sembra assumere, nel vorticoso dipanarsi tra aspettative e cruda realtà. Questo disco è in effetti un viaggio senza partenze e senza approdi, un inquieto, personalissimo peregrinare alla ricerca degli ultimi brandelli di umanità, di libertà di pensiero, che questi nostri tempi sembrano concedere agli uomini, i quali vanno via via smarrendo senso e direzione, trasformandosi, appunto, in Aliene Sembianze.
Un lavoro discografico intenso e ben realizzato, nel segno della tradizione della canzone d’autore, che narra di un’umanità irrisolta, travolta dalle proprie inquietudini esistenziali, e che va perdendosi, o forse si è già persa del tutto, come testimonia il tratto nostalgico e fiabesco del brano La nuova Atlantide (ma l’apparenza non inganni, è un pezzo distopico, post-catastrofico), impreziosito dalla partecipazione canora di Emilia Zamuner, e dagli arpeggi briosi di chitarra e pianoforte, che disegnano atmosfere ariose, quasi gaie, nel gioco degli opposti fra musica e testo. Tutto il disco è stato concepito nel cono d’ombra della pandemia, ed è intriso del senso di smarrimento dell’artista nel fare i conti con la propria esistenza; le tracce si snodano in un percorso metaforico, una galleria di personaggi e situazioni che si muovono fra la nostalgia dell’umanità perduta e uno spalancato, enigmatico avvenire affacciato sul nulla. La parte per il tutto che, attraverso la tecnica dell’immedesimazione, trasfonde nell’intera società il disagio, lo straniamento, e gli interrogativi percepiti dall’autore.
Pietre miliari di questo faticoso cammino esistenziale sembrano essere, in particolare, quattro riuscitissimi brani: oltre al già citato La nuova Atlantide, Il venditore di ombrelli, il cui testo, scritto a quattro mani con Alessandro Helmann è una struggente metafora dell’uomo contemporaneo che vaga nel deserto dei sentimenti delle città dell’occidente, nella disperata attesa che qualcuno emerga dall’indifferenza generale, e si accorga del suo dolore e della propria solitudine (“sono un venditore di ombrelli/ in un paese dove non piove mai/ dove la gente non ha sogni/ e non mi guarda negli occhi/io lo so come ci si sente/ al sole, in mezzo alla corrente/ di vaghe identità”). Mio amor è una preghiera ed una invocazione, intrisa di inconsolabile nostalgia per tutto quanto è stato inesorabilmente depredato e smarrito dall’uomo contemporaneo, impreziosita da una melodia in cui fraseggiano archi, strumenti a fiato e sinuosi arpeggi di piano (“Mio amor/ abbiamo dato luce/ a tutto l’universo/ Rinasceremo poi?/ in quale forma?/ su quale Terra?”), mentre nel brano Umane Sembianze, chanson nel solco della migliore tradizione d’autore, si percepisce il dolore, la disperazione, il senso dell’incognito che ciascun migrante prova lasciandosi alle spalle la propria terra per un viaggio in mare di incerta destinazione.
I personaggi di Aliene Sembianze sembrano essere gli ultimi, gli emarginati, coloro che non trovano posto nel nostro ordine sociale, perché un posto per loro che non sia funzionale alla schiavitù ed alle logiche del mercato non sembra proprio essere stato concepito.
Alla realizzazione dell’album hanno partecipato diversi eccellenti artisti “alieni”: Piero de Asmundis (piano, tastiere, elettronica) che ha anche realizzato gli arrangiamenti, l’editing e i missaggi e, insieme all’autore, ha curato la produzione artistica, Dario Franco (basso elettrico), Franco Giacoia (chitarra acustica ed elettrica), Mauro Grieco (chitarra acustica), Vittorio Riva (batteria), Leonardo Massa (violoncello), Lino Cannavacciuolo (violino), Gianfranco Compagnoli (tromba), Alessandro Tedesco (trombone), Antonello Capone (fagotto), Luca Martingano (corno francese), Fabio D’Onofrio (oboe), Mimmo Maglionico (flauto), Emilia Zamuner (cori e interventi vocali). Un disco musicalmente ricco di strumenti e sonorità, con la voce calda e centrata di Giordi a torreggiare sull’insieme, un progetto grafico (di Gianluca Staderini) e disegni e illustrazioni (di Clelia LeBoeuf) molto gradevoli e pertinenti.
La nitida ricercatezza dei testi, la raffinata eleganza degli arrangiamenti fanno di questo disco un lavoro pregevole e di gradevole ascolto, e confermano la particolare cifra artistica e stilistica di Giordi, che mette insieme forma e sostanza, fornendo un proprio personale punto di vista sullo stato dell’arte dell’umanità. Non c’è da stare allegri, ma il disco è veramente bello.
https://www.facebook.com/RobertoGiordiOfficial/
01. Spazio e tempo
02. Gare de Lyon
03. L’Oltreuomo
04. Le nom
05. Aliene Sembianze
06. Mio amor
07. Io pettino le bambole
08. Il venditore di ombrelli
09. 25 Aprile
10. Il tutto e il niente
11. Chant à la lune
12. Umane sembianze
13. La Nuova Atlantide
14. La porta dei sogni