Almost White, 'quasi bianco', non un solo colore ma un insieme di tonalità che saltellano tra le gradazioni dei grigi e non toccano il nero. Un'oscillazione tra una moltitudine di equilibri, diversi generi e varie anime. Ecco cosa succede a voler giocare con gli spunti che dona l'esordio solista della cantautrice Eco Nuel.

L'artista romana, dopo aver partecipato a progetti come Proteus 911 ed Eco & Henry Hugo, si cimenta nella realizzazione del suo primo disco con risultati meritevoli, grazie alla collaborazione con Massimiliano Gallo e Cristian Motta, ottimi compagni di viaggio per esecuzione e scrittura.

Il progetto ha un'anima pop con interessanti venature sperimentali, momenti trip hop, dialoghi con viola e piano, bassi magmatici, spazi onirici e ombre elettriche sempre in agguato. Fresca e melanconica, la voce di Eco Nuel si declina bene in ogni sua offerta, anche nel sempre rischioso cantato in inglese.

Nove brani per nove anime, tutte vere, tutte false, tutte sane e tutte malate, femminili e palpitanti sempre sul 'quasi', sempre in movimento e ariose. Questa apparente assenza di direzione offre momenti intriganti; come l'elegante Insomnia con pianoforte e Luca D’Alberto allaviola, la leggera e frizzante Madame. Gli accattivanti accenni rumoristi di Pale New Sun, le visioni stratificate di The River Song, l'ingegnoso art-rock di Perfect Doll con il clarinetto e il marranzano di Oreste Forestieri.

Almost White è un disco godibile, che semina bene nella mente e nel cuore, ma si sente la mancanza di un booklet che faccia da bussola e consenta di assaporare al meglio il progetto, ricco di direzioni - dalla chiave sperimentale a quella più pop – da seguire con attenzione. Un esordio che si spera preluda a ulteriori progressi.

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