The Velveteen Dolls
Le strade della musica spesso trovano le loro svolte più significative quando, ad un certo incrocio, capita di incontrare qualcuno che modifica, o per lo meno influenza, il modo di vedere le cose; se, ad esempio, nello studio di registrazione di tua proprietà, transitano per una jam session personaggi del calibro di Robert Smith, Keith Richards, Johnny Greenwood, Dave Grohl e Ian Brown, è quasi automatico che, mentre bevi qualcosa intanto che li ascolti, qualche idea inizia a prendere forma…
Questo narra la “leggenda”, ma è innegabile, ancorchè inevitabile, che nelle dieci tracce del debut album dei The Velveteen Dolls, qualche “scheggia” ispirata al sound di cinque musicisti di tale livello abbia prodotto importanti risonanze.
An End… the Beginning è un album rock a tutto tondo, sicuramente di ispirazione anglosassone, e questo lo si percepisce già dalle prime tracce, Love bomb, “che fa molto” Foo Fighters, Red Moon, che viaggia a cavallo fra le ballate “rollingstoniane” e certe atmosfere dei Cure, e c’è anche qualcosa degli Oasis in Shine on; preso questo abbrivio, la band italo-scozzese si concede alle proprie ispirazioni, alternando pezzi tendenzialmente soft, All the colors fade, oppure On love street, ad altri leggermente più aggressivi, (Angel, dal vivo, è sicuramente titolare di un buon “tiro”), ad altri ancora che strizzano l’occhio al pop, Apple green, o a vaghe atmosfere “etniche”, The hindu kush.
Suonano bene i The Velveteen Dolls, curano oltremodo gli arrangiamenti ed il bilanciamento dei suoni; nonostante questo dai brani viene fuori un sound leggermente “sporco”, e per nulla patinato, che caratterizza le produzioni indipendenti attuali di maggior livello.
L’impressione di fondo è che l’ascolto di svariati generi musicali abbia prodotto nella band una densa serie di input e che, in occasione di questo primo lavoro, il problema principale sia stato quello di riuscire a sintetizzarli al meglio; c’è, di positivo, il fatto che le porte lasciate aperte alle future produzioni sono numerose; di converso si ha l’impressione che, proprio per non strafare, la band viaggi a tratti con il freno a mano tirato, sviluppando molto l’approccio alle ballad, ma precludendosi una maggiore aggressività che, in alcuni frangenti, andrebbe forse sbrigliata senza eccessivi timori.
In prospettiva, quindi, varrebbe la pena di spingere un po’ di più sull’acceleratore, spingendo un po’ di più sulla ritmica, senza per questo rinunciare a sviluppare le armonie, cosa che la band dimostra di saper fare con grande sensibilità.
01. Love bomb
02. Red Moon
03. All the colors fade
04. On love street
05. Apple green
06. Shine on
07. Angel
08. The hindu kush
09. Flying
10. Madeleine
Richard Mason: voce Gabriele Ratti: chitarra Stefano Micchia: batteria Maurizio Caldarola: basso Marcello Lardo: chitarra