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Vincenzo Zitello

Anima Mundi

Tutto si potrebbe dire di Vincenzo Zitello, tranne che non sia un musicista eclettico e, soprattutto, un grande polistrumentista. Tutti gli appassionati di musica conoscono la sua grande abilità nel suonare l’arpa celtica e l’arpa bardica e che, inoltre, sapesse suonare innumerevoli altri strumenti.

Però, che fosse nelle condizioni e nelle capacità di suonare la miriade di quelli citati all’interno del libretto di questo suo nuovo lavoro, Anima mundi, proprio non lo si immaginava. Undicesimo lavoro di una carriera artistica davvero longeva (ha iniziato alla metà degli anni ’70 suonando, tra gli altri, con Franco Battiato) che lo ha portato a decine e decine di collaborazioni, l’ultima delle quali, proprio quest’anno, al fianco del suo Maestro d’arpa bardica, il grande Alan Stivell (qui insieme nella foto) che, all’inizio degli anni ’70 riportò in vita il suono, ormai dimenticato dai più, della grande tradizione dei suonatori dell’arpa celtica. Come si diceva prima, questo è un album non solo di suoni e musiche create con l’arpa celtica, ma anche dai più svariati strumenti, la maggior parte dei quali suonati sempre da Zitello, che vanno dai classici strumenti a corda quali violino, viola e violoncello, ai flauti irlandesi, alla tromba, all’Hammond B3, alle uillean pipes irlandesi, ai flauti di varia foggia e suoni. Ma oltre a questi “classici” strumenti, Zitello si accompagna (anche grazie al supporto musicale di molti compagni di viaggio) alla strumentazione più varia grazie ai suoni del Theremin, dei clarinetti, di salteri di varie tonalità. E poi, kleine (maracas in legno), santoor (cetra iraniana), fujara (flauto a becco slovacco). Senza dimenticare il riqq (tamburo arabo), il sackbutts (trombone di Borgogna), la nickelharpa (strumento tipo bordone di origine svedese), l’esrai (della famiglia dei sitar), il bansuri (flauto indiano di bambù), l’handpan (una versione dell’Hang), il glockenspeil (una variante del vibrafono ma con suono asciutto e cristallino) e la lama sonora (che simula la voce umana….).

Un’introduzione anomala per una recensione ma che vuole evidenziare quanto sia stata ampia la conoscenza strumentale di Zitello che ha utilizzato per l’album. Ed anche dove gli interventi di alcuni strumenti sono minimi nella loro quantità e presenza, i loro suoni si percepiscono ugualmente in quanto assolutamente funzionali, e non marginali, al risultato finale. Anima mundi è il racconto in musica degli Arcani Maggiori dei Tarocchi, con l’unica differenza che nella numerazione degli stessi la carta del Matto è sempre alla fine mentre nell’album è posta all’inizio: forse per un accostamento ai nostri tempi fatti di matti e di follie assortite... chissà… L’album rappresenta quindi la descrizione ed il percorso attraverso queste antiche pratiche di divinazione - che per alcuni discenderebbero dagli antichi egizi – che probabilmente trovano la loro origine intorno al 1450. Un tempo comunque abbastanza antico per fare fiorire le necessarie leggende…

La “sarabanda” inizia con Il Matto, un brano con le caratteristiche di un di canto bardico con i contrappunti giocati tra il suono dell’arpa e quello degli altri strumenti. Un brano gioioso che dà subito il senso dell’atmosfera avvincente dell’album. Con Il Bagatto si entra in un ambito quasi rinascimentale, con armonie morbide e suggestive, capaci di creare atmosfere colme di dolcezza che parrebbero quasi ricalcabili sulle tastiere di un pianoforte. Un’aria quasi di mare e di brughiera sembra filtrare invece nel brano dedicato a La papessa, dove mondi lontani paiono avvicinarsi con passi pieni di mistero. Le note sono come parole che sussurrano alle orecchie degli ascoltatori e penetrano nel loro cuore. L’Imperatrice si propone con un suono morbido e delicato, fortemente meditativo, con le atmosfere sonore create dagli archi che accompagnano, con delicatezza, il protagonismo del suono dell’arpa che mantiene, nel suo incedere, una forte tensione evocativa così come con L’Imperatore dove il suono appare come sospeso nel tempo e, insieme, colmo di brillantezza sonora. Un suono saggio, un suono maturo, un suono ricco di immagini e di sfumature. Il suono che introduce al brano chiamato Il Papa appare come una sorta di accompagnamento verso una grande sala nell’attesa di un’udienza papale. Il suono e le atmosfere assomigliano a sonorità medioevali, con il corno inglese e le tin whistle che danno colore ed immagini piene di luce a tutto il brano, inondandolo di una grande tavolozza armonica.

Il suono della viola e del violoncello introduce e sostiene l’arpa nel suo canto che racconta, ne Gli amanti, storie d’amore attraverso note lanciate in aria come fossero coriandoli. Un retrogusto malinconico pervade il brano con atmosfere d’Irlanda fortemente presenti in ogni nota. Nel suono iniziale di viola, violino e violoncello si amalgama quello dell’arpa che ne, Il carro, racconta, con suoni cristallini, di una sorta di cammino spirituale che pare essere affiancato a quello della vita materiale ed entrambe si accompagnano ai passi di ciascuno di noi. La giustizia si apre con l’armonia dell’arpa, che pare rincorrere la ricerca di un mondo più vero, sincero, giusto. Lo sguardo è come accompagnato da una mano sulle spalle di chi ascolta alla ricerca del bene. Il suono diventa profondo con l’arrivo della tromba, inaspettata nel contesto del brano, ma che riesce a dare il senso sonoro ad un brano che cattura fin dal primo ascolto. L’eremita (una delle carte più suggestive dei Tarocchi) contiene il suono di una lama sonora che appare come una sorta di voce umana che si espande al vibrare delle corde dell’arpa. Il suono appare sospeso e pieno di tensione, con l’utilizzo dei salteri, con varie tonalità, che arricchiscono il suono “confondendosi” con le tin whistle le cui atmosfere sono sempre evocative. La ruota della fortuna è una sorta di caleidoscopio di suoni fortemente generati ed evocati dai low e thin whistle che si intersecano in una babele “controllata” che si dirige verso una visione futura che porta l’orizzonte ad apparire come vuoto e senza risposte alle domande della vita. La delicatezza della kalimba e degli archi sono il prologo ad una musica soffusa, supportata dalle note aspre della ciaramella che, ne La forza, paiono lanciare piccoli strali di note allegre e popolari. È invece una potente visione della musica d’Irlanda quella che si incontra con L’appeso, dove l’arpa suona al massimo della sua inventiva ed immaginazione e il suono dei flauti barocchi è come un colpo al cuore per la profonda suggestione che arriva agli ascoltatori che sembrano accorgersi che la vita è come “sospesa” ma, poi, nonostante le preoccupazioni del quotidiano, si prosegue nel cammino.

Il brano più atipico, nel contesto complessivo dell’album, è forse La morte, con le note generate dai clarinetti bassi a rendere intensa e pregnante l’atmosfera, una sonorità guidata dall’incedere dell’arpa che rendono evidente (e presente) quella sensazione di straniamento che il senso della morte trasmette quando, ahinoi, la si incontra... Un’aria decisamente più ‘rigenerante’ arriva con La temperanza, dove è l’oboe a mantenere una bella linea melodica, che riesce a tessere delicate trame di armonie, capaci di inseguirsi senza mai raggiungersi, parlarsi senza mai rispondersi… È non poteva certamente mancare la sua figura oscura: Il diavolo. Il brano apre con il suono del lap dobro e dell’arpa a duettare con il violoncello, creando una sensazione di mistero per introdurci in una sorta di tempo colmo di immagini che, però, non riescono a sfumare tanto sono forti le sue evocazioni, incalzanti e sincopate, scure e decise. Ne La torre il violoncello e l’arpa si uniscono al suono lamentoso della lama sonora, che distribuisce suoni inattesi ma fortemente evocativi. Anche in questo caso l’arpa è una sorta di balsamo melodico che si “aggrappa” a ciascuna delle note create dal tappeto degli altri strumenti musicali e, ci viene da dire, non potrebbe essere altrimenti, vista la perizia con cui viene usata da Zitello. Si continua con La stella, un brano che andrebbe ascoltato “con il naso all’insù”, dove l’aria dolce e delicata si spande nell’aria con un andamento quasi cantabile, dove i passaggi dell’arpa sono incisivi e creano impronte che lasciano il segno sul cammino di coloro che la torre la osservano dalle sue fondamenta.

Le note dell’arpa si inerpicano verso il cielo mentre quelle del violoncello e dell’esraj, unitamente alla lama sonora, pare vogliano parlare con La luna nel buio della notte, affinché questa possa illuminare la strada verso l’ignoto. E dopo il buio arriva Il sole, con le sue immagini luminose e “confidenti” al cammino sul sentiero della vita e con le uillean pipes che danno colore e calore ai suoni che ruotano introno al brano creando immagini piene di sogni e di colori. Tutto è immerso come in una grande attesa con Il giudizio ed il suono è come appeso al nulla e la tromba sembra dare senso e trama alla dimensione di una sospensione del tempo in attesa che qualcosa accada, che la settima tromba suoni, che il giudizio abbia inizio. L’arpa si manifesta con un suono etereo che va sfumando con il suono degli archi e della tromba.

Ed alla fine appare la carta de Il mondo, con i suoi colori musicali che potrebbero dirsi impressionisti. Qui il suono dell’arpa è quasi liquido e fluttua sulle note degli archi e dei flauti barocchi. Ora tutto si è compiuto e le carte possono essere riposte. Un'altra volta quello che ci circonda non è cambiato ma, forse, un po’ siamo cambiati noi…

Con questo lavoro Vincenzo Zitello ha rischiato ‘grosso’, perché dal 2011 questo è il suo quarto lavoro che viene pubblicato con il rischio potenziale di ripetersi, visto che la sua è arte strumentale e non canora. Invece anche in questo album si trova una inedita ricchezza e freschezza di spunti come non mai e l’ascolto viaggia veloce dall’inizio alla fine catturando l’attenzione dei fruitori di ciascuno dei brani proposti, senza momenti di stanca. L’utilizzo di una svariata quantità di strumenti è proprio la testimonianza di una ricchezza musicale lanciata a piene mani verso l’ascoltatore. Vista, pertanto, l’abbondanza di progetti che Zitello ha proposto in questi anni c’è solo da attendere, con piacere, il prossimo lavoro gustandoci, adesso, questo Anima mundi, mescolando nuovamente le carte del mazzo e ripetendo il giro…

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In dettaglio

  • Anno: 2019
  • Etichetta: Arcana

Elenco delle tracce

01. Il matto
02. Il bagatto
03. La papessa
04. L’Imperatrice
05. L’Imperatore
06. Il Papa
07. Gli amanti
08. Il carro
09. La giustizia
10. L’eremita
11. La ruota della fortuna
12. La forza
13. L’appeso
14. La morte
15. La temperanza
16. Il diavolo
17. La stella
18. La luna
19. Il sole
20. Il giudizio
21. Il mondo

Brani migliori

Musicisti

Vincenzo Zitello: Arpa celtica, violino, viola, violoncello, contrabbasso, cromorno soprano e tenore, flauto barocco basso, tenore, contralto, soprano e sopranino, kleine sopranino, theremin, salterio soprano, tin whistle, low whistle, ocarina, salteri ad arco (soprano, tenore, basso), lama sonora, santoor, fujara, glockenspeil, clarinetto bemolle e in mi bemolle, flauto traverso. Ospiti
Glena Velez: bodhran, Riqq, triangolo, rider  -  Gino Avellino: sackbutts tenore, trombone tenore  -  Mario Arcari: corno inglese, oboe  -  Arthuan Rebis: nickelharpa, bouzouki, esraj, maracas, riqq  -  Daniele Tubini: bansuri, handpan  -  Federico Sanesi: tabla  -  Milo Molteni: violino  -  Ezio Guaitamacchi: autoharp  -  Daniele Bicego: uillean pipes, flauto irlandese, tin whistle  -  Carlo Bava: ciaramella  -  Claudio Rossi: lap dobro, mandolino americano  -  Andrea Valeri: chitarra acustica  -  Alfio Costa: Hammond B3