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Alessio Alessandra

Animale Sociale

A voler dare una descrizione concisa, “teatro in musica” è la l’immagine che passa per la testa nei primi secondi di ascolto di Animale Sociale. Certo l’introduzione, sapientemente intitolata Cappello, probabilmente favorisce l’associazione mentale ma la sensazione che si ha durante l’ascolto dell’album è di trovarsi seduto in una platea di un piccolo teatro ad assistere ad uno spettacolo permeato da una ironia piuttosto tagliente sull’uomo e sulla società. Solo in un secondo momento ci si rende conto di ascoltare un album, tanto è magistrale la simbiosi tra parole e musica.

Tredici tracce che si susseguono in una altalena di ritmi e sensazioni diverse che trasportano l’ascoltatore all’interno della scena e lo rendono spettatore, sia che egli si immedesimi nella situazione sia che non lo faccia: ci si ritrova catapultati nella situazione ed in qualche modo si è chiamati a schierarsi con o contro il personaggio di turno, l’indifferenza o la neutralità non è una strada percorribile.

Un album di cantautorato ricco di contaminazioni e di riferimenti più o meno espliciti a grandi artisti, Capossela e Jannacci i primi nomi che vengono alla mente durante l’ascolto. Uno spettacolo, pardon, un album che descrive le debolezze e i vizi dell’uomo moderno dipinte con uno stile che non lascia molto spazio all’immaginazione: un’analisi di se stesso e del mondo che ci circonda che, nonostante l’ironia, trasuda stupore e indignazione. Non sorprende dunque che Alessio Alessandra si definisca un “cantropologo”, un cantautore-antropologo che prima confeziona i suoi personaggi e poi se ne prende gioco senza quasi mai criticarli apertamente ma piuttosto proponendo spunti di riflessione personali. A tratti si insinua l’insofferenza dell’artista specialmente verso quello che è il mondo giuridico, di cui egli fa parte in qualità di avvocato: sembra esserci quasi una necessità  di dover sfogare la frustrazione che certamente prova ogni giorno.

Se i risultati sono quelli ascoltati in questo disco, la consolazione per il “cantropologo” è che il suo malessere abbia almeno dato vita ad un album estremamente attuale e che rimarrà tale negli anni a venire.

 

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In dettaglio

  • Anno: 2018
  • Durata: 46:25
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

01. Cappello
02. L’albero non c’è
03. Signor Caronte
04. Vivo di la (là)
05. Stammi a sentire
06. Il mio amico pazzo
07. La marcia della mela marcia
08. Il pavone
09. Io sono il giusto, giustizia, amicizia, modestia a parte
10. Ben 10 euro
11. La canzone senza senso
12. Tino Vitalino
13. La giustizia dei re

Brani migliori

  1. Signor Caronte
  2. Il pavone