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Piano for Airport

Another Sunday on Saturn

Quello dei Piano for Airport è un album atmosferico e corposo allo stesso tempo, che fa ruotare leggerezze d’aria, stelle, synths, glitch e cori attorno ad un planisfero di bassi gravi e chitarre strette a radici rock variegate, ma tutte polpose e materiche, con risultati complessivamente vicini alla Morr music.

L’elettronica assume forme sonore diverse di traccia in traccia: così nella breve intro We Are Coming Up with a Light Jump si muove sinuosa tra brividi space-rock ed effetti che sembrano riecheggiare il fluire sanguigno captato nell’ecocardiogramma, mentre è appena lontano sfondo nel college-rock venato di distorsioni noise di Monkey Theorem.

Ancora: i suoni sintetici sono terreno di lievi tensioni melanconiche su cui fioriscono chitarre struggenti nella strumentale Just Done, oppure alimentano come organo l’eterea Ghosts and Pillows, una trama a colori pastello di inquietudini da acquietare, oppure infine scorrono cupi a tingere Tired Eyes di un electro-rock ai limiti dell’industrial e del techno-pop.

La falsa lievità del post-punk e le oscurità new-wave attraversano in addizione le tenebre aspre, sintetiche e psichedeliche di Madchester per riemergere in un brit-pop che rammenta i Blur soprattutto in Overturn the Lap, depositano le loro spore nelle pieghe dello shoegaze o affiorano in bassi post-punk revival che ricordano i primissimi Placebo in S.O.S. (Sink or Swim).

Shoegaze vicino alle ombre e ai gorghi liquidi del post-rock è quello del pregevole canto sofferto 20 Years-Old Killer Revolver, che, tra baluginii di riff desolati sintetici da musica cinematica, drum-machine e ringhiare introflesso delle chitarre della breve parte cantata appare come un carillon doloroso.

Il quartetto romano, al debutto su media lunghezza dopo un ep terminato nel dicembre 2008, sembra insomma suggere linfa viva da ottimi ascolti per nutrire un microcosmo ancora fluido di sperimentazioni rock agrodolci e interessanti, alla ricerca di una forma personale definitiva. Le zone più affascinanti da esplorare di questo pianeta in formazione appaiono quelle che avviluppano in una selva incantata di cristallo cangiante a tratti à la Lali Puna oppure rigorosamente shoegaze di chiarori e notti d’ansie.

Ad maiora.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Piano for Airport (additional producing di Ernesto Ranieri)
  • Anno: 2010
  • Durata: 37:12
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

01. We Are Coming Up with a Light Jump

02. Overturn the Lap

03. Monkey Theorem

04. y-eL

05. Ghosts and Pillows

06. Just Done

07. Tired Eyes

08. 20-Years-Old Killer Revolver

09. S.O.S.(Sink or Swim)

10. This Air

Brani migliori

  1. Ghosts and Pillows
  2. Just Done
  3. 20-Years-Old Killer Revolver

Musicisti

Lorenzo Lupi: chitarra, voce Massimo Pastori: basso e drum-machine Stefano Bernardini: piano, synth, voce Marco Reda: batteria Stefano Passaretti: chitarra (06), basso (10), artwork