I’M ANITa
L’ambiente musicale marchigiano conferma, ancora una volta, la grande vivacità che lo contraddistingue, ma soprattutto l’estrema varietà delle proposte che riesce a presentare già da qualche anno, ed il quartetto degli I’M ANITa ne è l’ennesima conferma.
Quattro musicisti ricchi di inventiva e di spirito, una strumentazione che, se pur tendenzialmente classica, si concede numerosi “innesti” elettronici, di cui il theremin è, ovviamente, la punta di diamante, ed un approccio decisamente singolare che in parte tende a dissacrare, in parte a “smontare” e “rimontare” i brani, elaborando un vasto campionario di rumori, ritmi, improvvisi break, rincorse ed altrettanto repentini stop.
C’è chi potrebbe definire questa musica jazz-noise, ma a qualcuno potrebbe anche venire in mente di considerarla una possibile evoluzione elettronica del free jazz, perché no; il fatto rilevante è che Antri ripieni è un lavoro volutamente discontinuo, che non segue nel modo assoluto alcun filo conduttore che non sia la propria saltellante schizofrenia: mette allegria come un vaudeville strumentale, ma richiede anche un’attenzione particolare perché non offre intenzionalmente alcun punto di riferimento preciso, ma gioca con l’ascoltatore proponendosi di stupirlo continuamente.
Vaudeville, si diceva, come in Sgang band o L’acqua nel si bemolle, o anche 9876, ma poi, subito di seguito, atmosfere misteriose ed oscure come in persicOtrota – persicOtrota phase two, guidata da un tenebroso contrabbasso affiancato da un inquietante clarinetto, brano ricco di pause e di sospensioni quasi claustrofobiche o nell’angosciosa “doppietta” finale, Antropomorfica e Boulinka, nella quale la band riesce a condensare svariati e contrastanti stati d’animo.
Ironia e buonumore non mancano, neppure nei titoli dei brani, come ad esempio Bye bye takyflu, che tuttavia segue uno svolgimento, se vogliamo, abbastanza swingante, e sicuramente molto meno “strano” di quanto ci si potesse attendere: insomma, il quartetto ama giocare, con la musica, con i suoni e con gli strumenti, non si accontenta di variare su di un tema, ma tende proprio a variare il tema, continuamente, senza soluzione di continuità.
Nonostante ciò l’ascolto, che potrebbe in realtà apparire almeno inizialmente faticoso, non lo è per il semplice fatto che questa giocosità, alla fine, riesce a catturare l’attenzione, per cui è quasi automatico che ci si attenda continuamente qualcosa di nuovo, di diverso, di originale; ed in questo senso il gruppo non delude mai le aspettative, suonando spesso come una live band consumata.
01. Antri ripieni
02. Furgoni mezzi con teloni e caravan
03. Sgang band
04. L’acqua nel si bemolle
05. persicOtrota – persicOtrota phase two
06. Bye bye takyflu
07. Uno zirlo a 15°C
08. 9876
09. Antropomorfica
10. Boulinka
Alessandro Apolloni: clarinet Matteo Ciminari: electric guitar, theremin Mattia Borraccetti: doublebass Luca Orselli: drums, percussions