Giovanni Falzone Quintet
Alternando equamente brani propri con storici temi ornettiani (tutti e quattro da album del triennio ‘59/61, nell’ordine The Shape of Jazz to Come, Change of the Century e This Is Our Music), Giovanni Falzone rivolge un significativo omaggio al padre del free jazz, appunto Ornette Coleman, cosa di fatto non troppo frequente neppure in America (ricordiamo Spy Vs. Spy di John Zorn e Tim Berne, anno di grazia, peraltro, 1988), in rapporto a ruolo e rilievo del dedicatario.
La prospettiva in cui si pongono gli arrangiamenti messi a punto dal trombettista siciliano sono come sempre personali, e quindi riconoscibili. Ne è un immediato esempio Blues Connotation, vivo, pieno, spesso polifonico, assolutamente beneaugurante. Nessuna forbice estetica lo separa dal successivo Fuga mentale, primo tema falzoniano, a sua volta fugato quanto squisitamente jazzistico (le due cose, del resto, non si escludono di certo), levigato quanto rotondo, con ottimo assolo di Bearzatti al clarinetto.
Il secondo dittico contrappone il song ornettiano per eccellenza, Lonely Woman, palleggiato fra tromba e trombone in un clima virato qua e là verso il funky, all’ingegnoso Ornette, per passare quindi da Congeniality, con un sax tenore che evoca a tratti un altro profeta del free, Albert Ayler, al cameristico e prezioso (quanto lussureggiante) Free, entrambi di Ornette, e chiudere con un’ultima coppia di temi di Falzone, il viscerale King of the Free (dove il re del titolo è ovviamente Coleman stesso) e Bourbon Street, a sua volta robusto, nuovamente con Bearzatti al clarinetto.
Varrà la pena di sottolineare infine come un lavoro tanto ricco e prezioso sia corredato da una notevole copertina realizzata dallo stesso trombettista, attraversata da una naïveté (del resto tipica del Falzone pittore), un’africanità, che il Maestro texano apprezzerebbe senza dubbio alcuno.
01. Blues Connotation
02. Fuga mentale
03. Lonely Woman
04. Ornette
05. Congeniality
06. Free
07. King of the Free
08. Bourbon Street