Augusto Forin
Il disco di Augusto Forin si chiama Aspirina metafisica; è il primo disco di un giovanotto di cinquantatré anni che chi è abituato a seguire la buona canzone conosce da tempo; è il disco di un artista su cui sono state scritte tesi di laurea ed è un disco fatto di canzoni che giravano da un po’, con altri arrangiamenti ma con la stessa scintillante sapienza di scrittura. È un disco che ha il suo stile e i suoi tempi: li rivendica e – sacrosantamente – li impone.
Ad ispirare il titolo dell’album è stata una frase di Alejandro Jodorowsky: «Tutto ciò che si fa, prima o poi scompare e lascia dentro di noi un’enorme depressione. Tramite le arti ho cercato una ‘aspirina metafisica’». Il palliativo in oggetto è composto da undici tracce e una confezione completamente diversa rispetto agli standard: il pacchetto ha la grandezza di un vinile, col CD all’interno e una copertina che presenta oggetti messi lì del tutto alla rinfusa. Un album “sottosopra”, come l’effigie del titolo e il nome del cantautore in calce.
I brani partono dalla canzone d’autore del nord-ovest – il “sottosopra” e il punto d’arrivo è L’oriente del nord, come recita il titolo di una canzone, ma ci arriveremo –, che va quindi dall’ironia di un Giorgio Conte o di un Bruno Lauzi alla profondità di un Paolo Conte, fino alla sapienza verbale di un Max Manfredi. E proprio di Manfredi è un prezioso intervento nel brano Sbagliare d’autobus, in cui quest’ultimo scrive il testo e presta la voce per un duetto.
Ma gli stessi brani, soprattutto, da lì partono e arrivano ad Augusto Forin: se la già citata Oriente del nord offre le sonorità emblematiche del disco, che sanno di mare e di rotte commerciali, di punto d’arrivo e ripartenza, con un gran lavoro di percussioni che riverbera un po’ in tutto l’album, si possono vedere più da vicino pezzi come Scusa o Scarpe rotte: la prima è introdotta da un motivetto corale che sa di vintage, cori che poi duetteranno a braccetto con l’inadeguatezza dell’io poetico, in una coerenza beatamente inadeguata alla “modernità” e alle masse; la seconda, Scarpe rotte, è anch’essa in qualche modo una rivendicazione: di tempo e di stile d’arte e di vita, per dirne alcune. Il tempo, già; è determinante dire una cosa sul tempo: per Forin il tempo è importante, averne e spenderlo bene è fondamentale, sempre però con la consapevolezza che tanto la temporalità non ci coglierà mai di sorpresa, magari proprio grazie a quest’Aspirina.
A proposito, una avvertenza: Aspirina metafisica è un album che ha bisogno di tempo, che va ascoltato. Se andate di fretta e avete bisogno di rinnovare la soundtrack per la vostra doccia, desistete dal desiderio di ordinarlo sul sito di Augusto Forin: farete risparmiare del tempo prezioso al giovanotto cinquantatreenne di cui sopra. Cinquantatré, oramai – ma con arte – quasi cinquantaquattro.
01. Amanti distanti
02. Scusa
03. L’oriente del nord
04. Una questione di educazione
05. Vagon lit
06. Sbagliare d’autobus
07. Passeggiando
08. Scarpe rotte
09. Aspettando su una pensilina
10. Il tempo perso
11. Quello che mancaAugusto Forin: voce e chitarra Max Manfredi: testo e voce in Sbagliare d’autobus Pino Parello: basso fretless Roberto Logli: piano Paolo De Gregorio: batteria Marica Pellegrini: percussioni e cori Marco Fadda: tabla e percussioni Francesca Rapetti: flauto e cori Elena Cimarosti: cori Paolo Cogorno: tastiere e cori