Roberta Cartisano
Ho chiesto a Roberta Cartisano se dietro al titolo del suo album d’esordio, Autentiche voci, vi sia una dichiarazione di necessaria autobiografia. Ho ricevuto una soluzione velata, cioè che avrei trovato non in un testo, in una canzone, ma nell’ascolto globale di questo disco, la mia risposta.
Effettivamente Autentiche voci è un diario. Non quello di una donna, bensì quello di un’artista, purosangue e improvvisamente manifesta nella propria singolare maturità. Un’artista che ha succhiato ogni dettaglio dei propri giorni per filtrarlo sotto una sapiente sensibilità musicale, ultimando un viaggio squisitamente tecnico, e nonostante ciò guidato da una perfetta liricità a declinazione emozionale.
Roberta Cartisano è un’eccellente polistrumentista, parimente a proprio agio tra basso, pianoforte, synth, organo, chitarre acustiche ed elettriche. E questo è sicuramente il primo fattore con cui misurare la metratura di un lavoro complesso e stratificato. Già collaboratrice o membro stabile tra formazioni e artisti di punta del panorama nazionale (Lo.mo, Chiara Zocchi, Lucio Bardi, Miavagadilania, Tao, Marta Collica, Cesare Basile, Sedna, Henry Hugo, Giuvazza, Stead, Yuri Beretta, Elena Ruscitto), Roberta ha creato negli anni un proprio parco sonoro che finalmente adesso può e vuole esibire. Anni in cui le composizioni sono nate e cresciute sull’attività incessante di una session-woman di lusso che ha conquistato con credibilità l’attenzione di prestigiosi colleghi, lungimiranti nel contribuire alla costruzione di questa contenuta ma impeccabile impalcatura sonora, levigata ad immagine e somiglianza della cantautrice calabrese. Autentiche voci racchiude dodici scrigni autosufficienti ma comunicanti, in cui miti antichi e itinerari reali tra sé compenetrati restituiscono uno scenario privo di limiti spazio-temporale, universale ma allo stesso tempo estremamente soggettivo. L’eleganza e il coraggio portano comunque la Cartisano a preferire uno sguardo riflessivo che poeticamente si affila sull’esterno, e a tradurre se stessa solo a patto di un’immersione nella propria arte. Per questo è palpabile il raccolto lento che ha partorito le composizioni, la limatura paziente e quasi ossessiva nei dettagli sonori, un vizio lusinghiero ben orchestrato dalla co-produzione equilibrata di Lele Battista.
Sempre per lo stesso motivo risultano aggiunte ideali la selvaggia entrata di Cesare Basile ne Il canto di Grace, con il rozzo pandemonio della sua chitarra cigar-box, o il garbato duetto in Musicante di Berlino, con un potente Augusto Favaloro in stato di grazia. Contrappunti che assicurano un assetto già solido sulle proprie gambe, in grado di saper spaziare tra indie-folk, jazz, tango lunare (vedi il perfetto singolo Traballante umanità), come se ogni mese passato in attesa, indugiando in camere e studi di registrazione, fosse stato sublimato nella più consapevole delle stesure.
Roberta Cartisano ha investito tempo, talento e sforzi in vista di un beneficio differito. E noi, per imbatterci in un esordio di tale qualità potremmo aver aspettato un anno, un decennio, una carriera. Ne sarebbe in ogni caso valsa la pena.
01. Autentiche voci
02. Il canto di Grace
03. Il viale dei ricordi
04. A piedi nudi (in acque di fontane)
05. Sistemi di difesa
06. L’attesa
07. Musicante di berlino
08. Traballante umanità
09. Dolce Arianna
10. Danza scalza
11. Silenzi eloquenti
12. Il tempo inosservato