Disco d’esordio per la band bergamo-veronese degli Anteo, un viaggio oltre la «superficie ruvida» del reale, che proprio di questa ruvidezza si fa per muovere un attacco frontale a un presente corrotto e vanesio – “Avida Dollars”, titolo del Lp e della prima traccia, è il nomignolo ben poco affettuoso affibbiato da Luis Breton al ‘venduto’ Salvador Dalì.

Il disco è un intrecciarsi di storie immaginate a partire dai cancri del nostro tempo e della nostra umanità: la ricerca di verità nell’immagine, di imbrigliare il divino nel materiale di Il Dagherrotipo di Dio; l’inquieta e soffocante metamorfosi kafkiana di Il buio oltre la luna; lo straniante scenario di alienazione lavorativa di Arbeit Macht Frei! (il precariato come il lager?); La cura del sonno striscia come il monocolore e l'apatia propugnati da un Partito del Sonno - e non ci si deve neanche sforzar molto per capire a quale struttura di consenso reale si faccia riferimento -, fino a un grido di emancipazione da se stessi, di liberazione dalle ipocrisie fino al nichilismo. In Nella Battaglia, si sfiora la ballad per parlare di un odio puro e irrazionale; Germinale struttura una narrazione distopica sulla generosa vendetta di uno zingaro privato dei figli da un governo fascistoide, la parabola Il paradiso degli ubriachi e la fugace riflessione di Linfa e resina.

È una scrittura di frantumazione, giustapposizione e crasi, forse troppo pretenziosa e forzatamente ricercata rispetto alla sua efficacia, col solo risultato di spuntare una spada che si vorrebbe penetrante e corrosiva; esecuzioni buone ma su soluzioni musicali piuttosto derivative (Mars Volta e Tool docent), nonostante il brio portato dai colori prog e post-punk. Nel complesso un disco con potenziale da fare assolutamente brillare.

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