Massimo Bubola
Di solito negli artisti della canzone la creatività
segue una traiettoria a parabola. Cresce fino ad un certo punto per poi, quasi
inevitabilmente, cominciare a calare. Basta guardare il percorso di molti
musicisti o di molti gruppi per trovare all’inizio della loro storia i dischi e
le canzoni migliori. Man mano che passano gli anni la loro produzione diventa
spesso ripetitiva, senza la freschezza e la fantasia degli inizi. Per fortuna non
sempre però è così. L’ultimo disco di Massimo
Bubola, Ballate di Terra &
d’Acqua è un lavoro che possiamo sicuramente considerare tra i suoi
migliori, se non il migliore in assoluto. Ogni suo componente, il titolo, la
copertina, le canzoni, perfino la grafica, ci dimostra come in questo caso alla
base ci sia una ispirazione particolare, come una necessità di fotografare
attraverso parole cantate questo strano momento storico. Un album che merita di
essere ascoltato parecchio, con attenzione e concentrazione; un disco nel quale
ancora una volta Massimo Bubola riesce a tradurre in forma di canzone concetti
assoluti, che toccano il livello esistenziale, come la vita, la morte, la fede,
l’amicizia, la memoria, il senso di disorientamento dell’oggi e al tempo stesso
la speranza in un mondo migliore.
Come sempre le metafore si rincorrono, la
banalità è bandita ed emerge il grande talento poetico di un cantautore rock
che dopo aver alternato ai propri dischi le collaborazioni con Fabrizio De
Andrè, Mauro Pagani, Fiorella Mannoia (per citare solo i più noti) dal 1994,
con “Doppio lungo addio”, ha deciso di dedicarsi soprattutto alla produzione
delle proprie canzoni. I testi sacri e la letteratura sono abbondantemente rivisitati
e il tema del doppio o del dualismo, uno degli argomenti caratterizzanti delle
sue liriche (basta scorrere i titoli dei suoi dischi: “Amore e guerra”, “Diavoli
e farfalle”, “Segreti trasparenti”, “Doppio lungo addio”) ci dimostra come il
confine tra bene e male spesso sia molto
sottile. Si parte con un brano bellissimo, Sto
solo sanguinando, canzone nella quale il cantautore veronese rilegge con
una sorta di tristezza e un po’ di disincanto lo stile di vita odierno, nel
quale domina l’immagine ed il qualunquismo procura ferite che fanno sanguinare.
Subito dopo arriva Una chitarra per due
canzoni (anche qui il doppio), una folk ballad intrisa di simboli e
letteratura. Cambiano è invece una
canzone politica, che parla di volta faccia e
di regole capovolte; mentre Un angelo
alla mia porta è una rock song immaginaria, dove l’Angelo (che arriva su una
Porsche!) bussa alla porta e trascina il protagonista in Paradiso, a brindare a
champagne con Mozart. Tutti quegli anni
è un brano sulla memoria, una canzone autobiografica sul padre ma anche su un
mondo passato fatto di valori e di certezze. Uruguay, decorato dalla splendida chitarra latina di Simone
Chivilò, è il secondo capitolo di “Camicie
rosse”, brano da lui composto e cantato anche da Fiorella Mannoia, dedicato ad Anita
Garibaldi.
Un grande disco insomma, dal quale emerge
l’attenzione che Bubola pone alle diverse componenti di una canzone, dosate con
equilibrio e senso della misura: le parole dei testi, sempre ricchi e profondi,
la melodia di stampo popolare e il suono, che risente della lezione dei maestri
di sempre (Bob Dylan, Lou Reed, Nick Cave), ma anche degli influssi della
migliore new wave americana degli anni Ottanta. Senza dimenticare ovviamente i
richiami a Fabrizio De Andrè.
01. Sto solo sanguinando
02. Una chitarra per due canzoni
03. Cambiano
04. Tu rifugio avrai
05. Dolce Erica
06. Un angelo alla mia porta
07. Tutti quegli anni
08. Uruguay
09. La Collina dei Ghepardi
10. Uno, due, tre
11. Canzone dell’assenza
Massimo Bubola:voce,chitarre acustiche
ed elettriche, armonica
Simone Chivilò:chitarre acustiche ed
elettriche, dobro
Francesco Maria Weber: piano & organo
hammond
Alessandro Formenti: basso
Joe Damiani: batteria &
percussioni
Mauro Ottolini: trombone
Erika Ardemagni: cori
Lucia Muller: cori