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Yatra

Behind the great disguise

Reggio Emilia è nota per aver dato i natali a tanti big (Zucchero, Ligabue, Nomadi ecc.) ma è anche una piazza che fomenta un valido mainstream. L’ho notato vivendoci da un trentennio e, quando mi han passato l’album d’esordio del quintetto reggiano degli Yatra, magari era facile cedere ad un giudizio di parte, però mi sono subito imposto un’analisi obiettiva ed imparziale.

Non so se ci sono riuscito ma sta di fatto che ho trovato nel loro esordio Behind the great disguise l’ennesima conferma disquisita in premessa che alimenta una tradizione di tutto rispetto per le bands locali. Un nugolo di armonici riverberati fanno da sfondo alla prima della lista Unworthy: giusto il tempo per tramutare la soavità iniziale in perdurante e duttile energia, mentre il cullare di chitarra nella placida Ego illusion, rivela l’altra indole del combo reggiano nel misurarsi in terreni più stemperati, senza però dimenticare che lo strale grintoso è sempre in agguato, cosi come Struggle che delizia l’orecchio innestando passaggi e pause tipicamente prog con la voce di Denise Pellacani che plasma scenari fantasiosi, reggendo il passo con tutte le varianti del caso. 

E’ tempo di tornare a premere sull’acceleratore in The awakening: un bel “risveglio” rock-grunge che non concede nulla al torpore e si immola alla grande con un pregnante guitar-work. Invece, Reborn rebuilt è un brano figlio di Fregoli: trasforma l’introduttiva pacatezza in concentrata grinta, in un percorso di non-ritorno, infliggendo stilettate d’ugola e solido sciame sonoro, il quale non concede respiro nemmeno in Disguise your built so well. Anzi, ci mettono il carico da novanta, allestendo un inaspettato quanto mai pertinente punk-rock per denunciare quel ricorrente “travestimento” ovvero le maschere indossate dalla gente in un’improduttiva socialità che volgarizza i rapporti, dando l’altezzosa l’illusione di costruir bene le relationships ma, cosi facendo, inevitabilmente si “spiana la strada per la rovina”, come declama l’eclettico singolo multi-face Paving the path for your downfall. Il brano prima rivela spigolature mantra-prog, poi deflagra con autorevole ed incalzante identità in un brano poco incline all’immediata digestione ma particolarmente speciale nella scelta assemblativa.

Sigillano l’opera con la mini-suite Everlasting, spalmata tra solchi sognanti e graffianti risvegli esecutivi lasciando, in dirittura d’arrivo, ampio sfogo alle spinte vocali della succitata singer. Tout court, Behind the great disguise è un debutto che lascia presagire speranze rosa per un collettivo che, in appena due anni di militanza, mette in campo solidità e concretezza progettuale e l’invito che gli rivolgiamo è di non  pensare di essere già all’apice, perché questo è ancora lontano ma arriverà se continueranno a lavorare a testa bassa senza smarrire la spinta evolutiva sotto il segno dell’umiltà.

 

 

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In dettaglio

  • Anno: 2019
  • Durata: 38:13
  • Etichetta: Resisto Distribuzione

Elenco delle tracce

01.  Unworthy
02.  Ego illusion
03.  Struggle
04.  The awakening
05.  Reborn rebuilt
06.  Disguise your built so well
07.  Paving the path for your downfall
08.  Everlasting
09.  Struggle

Brani migliori

  1. Paving the path for your downfall
  2. Disguise your built so well

Musicisti

Denise Pellacani: voce - Luca Iori: chitarra - Paolo Romani: chitarra - Andrea Sassi: basso - Cristiano Rossi: batteria