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Le-Li

Black Album

Se la vita è un gioco, ci si può aggrappare alla leggerezza dell’ironia. Anche quando si perde.

I Le-Li tornano a giocare, innanzitutto a nascondino, celando dietro ad una copertina nera e ad un titolo ufficioso i colori lievi della loro piccola orchestra acustica e giocattolo, con tanto di raffinati fiati e percussioni quasi sommessamente bandistiche. In tempi di sofisticate manipolazioni digitali dei suoni, Leli e John con Andrea Bergamin ed Elia Dalla Casa si affidano al vibrare delicato e malinconico dei cordofoni, alla loro trama permeata da candidi silenzi, agli echi sacrali della seduzione senza tempo di strumenti indiani (harrisoniani, che esplodono in un tripudio ora estatico, ora soavemente orgiastico in Valentine’s Day) e al suono piccolo e nostalgico di kalimba e glockenspiel.

Marce e ballate indie-folk sono da cartoon, ma talvolta quasi burtoniano: l’incanto de Il valzer dell’addio infatti si rivela quasi quello stregato di un sabba sulla tomba dell’amore in cui si è stati sepolti.

All’appeal onirico e surreale della musica tocca allora avvolgere il segreto cuore triste dei testi: la letterina Alla Befana è la cronaca, seppur sorridente, di fallimenti e confusione; Troppo lontano, brano scritto con Stefano Lorefice (autore della raccolta di poesie Frontenotte acquistabile con il cd) attraversa spazi spenti e sentimenti sopiti come un mantra-preghiera arioso e insieme doloroso per cantare estraneità e distanza, mentre la canzone-filastrocca A cosa servono le tonsille? sembra un innocuo brano da Zecchino d’Oro e invece possiede il sapore del rimpianto per quella fretta che negli anni ’80 strappava la protezione delle tonsille, lasciando tra il serio e il faceto il dubbio che si cresca indifesi.

Anche The Letter sembra un carillon spensierato, ma interroga una lontananza incomprensibile, osservata dal punto di vista di una condizione sospesa, a un tempo tragicomica e patetica. E un altro mondo sonoro da carillon toccante, straniato e dolceamaro, nel singolo-capolavoro del disco, rammenda pazientemente per l’ennesima volta, ormai quasi senza sentire più il dolore dell’ago, l’anima di stoffa della Bambola, «seminata di carezze e baci, ma ben presto lasciata ai suoi stracci».

La musica dei Le-Li non fa rumore, ma danza elegante e sognante in punta di piedi tra gli scintillii struggenti di suoni che sanno di buono, di intimo e raccolto, ma come se questo costituisse il relitto di una bellezza smarrita o la traccia di illusioni fragili o passate, un po’ come le lucine dell’albero di Natale. Non a caso anche la Sheena dei Ramones viene osservata in un presente postumo.

Un album ammantato da una classe rara e morbida (evidente anche nella personalissima cover di No Fun degli Stooges, intessuta di clarinetto e sax) e benedetto da una grazia che è cura dei suoni e ascolto discreto e attento della loro risonanza interiore.

Nel nero ci sono tutti i colori. O forse c’erano. E ora si possono solo immaginare, nel ricordo e nel sogno.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Matteo Romagnoli
  • Anno: 2011
  • Durata: 31:53
  • Etichetta: Garrincha Dischi

Elenco delle tracce

01. Alla Befana

02. Bambola

03. A cosa servono le tonsille?

04. Il valzer dell’addio

05. Paris-Orly

06. Troppo lontano

07. Fishbow

08. The Letter

09. No Fun

10. Sheena Was a Punk Rocker

11. Valentine’s Day

Brani migliori

  1. Bambola
  2. Troppo lontano
  3. The Letter

Musicisti

Leli: chitarra acustica, ukulele, voce, contrabbasso, sitar, dilruba, autoharp, mani, organo Bontempi, parole e musica John: batteria, percussioni, basso, mani, balafon, cori, ukulele, chitarra acustica, musica Andrea Bergamin: clarinetto, glockenspiel, melodica, toy piano Elia Dalla Casa: sassofoni, kalimba, flauto, cori