Cherry Lips
One, two, three, four, let’s go… Le Cherry Lips ricominciano da dove erano giunte, quattro anni fa, con il loro omonimo debut album; già allora le ragazze (non ce ne voglia Mattia Benuzzi che adesso siede dietro le pelli!!!), oltre ad una invidiabile grinta, denotavano indubbie capacità tecniche, che erano riuscite a tradurre in brani già sufficientemente strutturati, in cui non si limitavano certo a “contenere” la loro energia.
Con Blow it away si compie il salto di qualità: gli arrangiamenti acquistano maggiore spessore, pur senza appesantirsi, la furia punk viene incanalata, strutturata, e senza perdere la carica originaria la band acquisisce una maggiore “rotondità” espressiva; le dieci tracce dell’album hanno chiaramente un’impostazione “live”, sono nate per essere eseguite su di un palco, in uno di quei concerti che lascia davvero poco spazio alle parole e che “investe” letteralmente il pubblico con raffiche di note.
Eppure brani come Blow it away, Bitches ‘n losers (simpatica la “citazione”, verso la metà del brano, di Panama dei Van Halen) oppure This time denotano una cura particolare, che va oltre la spontaneità e fa si che questo secondo lavoro abbia una maggiore levigatezza, una maggiore varietà negli stacchi ritmici, mentre altri come Sick and spiteful o Go home ci ricordano che l’attitudine, quella originale, non viene assolutamente meno.
Del resto, a conferma di uno stile che, pur affinandosi, non ha perso assolutamente intensità, ci sono i riff di Stefania Parks,ed Elisa Pisetta con i suoi soli brevi, asciutti e diretti, mentre Karima Oustadi ci ricorda che, anche in un album da “play it loud”, un basso potente, dal suono definito, ed a tratti un po’ “metallico” conferisce brillantezza e dinamica all’esito di ogni singolo brano.
Nella loro logica evoluzione tecnica e stilistica le Cherry Lips si allontanano, dunque, dalla ruvidezza degli esordi e mettono a frutto le influenze determinate dai loro ascolti, principalmente quel rock americano nato dalle ceneri del grunge e che ha nei Foo Fighters i loro esponenti principali: U know u can può ben rappresentare, ad esempio, la congiunzione ideale fra lo spirito originario e quello odierno, mentre Spit it out ha in se qualche vago sentore “southern”; ne risulta un album energico, che ha ottime chances di successo anche all’estero, sufficientemente “lavorato” ma privo di quei suoni “plasticosi” che spesso vanificano o addirittura rovinano le buone intenzioni di chi, in Italia, vorrebbe suonare hard rock senza per questo doversi piegare alle esigenze di “facile ascolto” che paiono inevitabili per ottenere anche solo un minimo di airplay radiofonico.
Poter “tirare dritto” e, magari, ottenere altrove il meritato successo, può essere se non altro uno stimolo molto forte: c’è sempre tempo, si sa, dalle nostre parti, per essere “scoperti/e” e presentati/e come novità, ed allora si che si potrà abbozzare un sorrisetto…
01. Blow it away
02. Sick and spiteful
03. Bitches’n losers
04. This time
05. Go home
06. Got it wrong
07. U know u can
08. Apathy
09. Spit it out
10. My satellite
Stefania Parks: lead vocals, guitar Mattia Benuzzi: drums Karima Oustadi: bass guitar, backing vocals Elisa Pisetta: lead guitar