Blake/e/e/e
È decisamente un’impresa ardua incasellare
lo stile e l’approccio che i Blake/e/e/e
riversano nel loro debut album dal titolo Border
Radio. La band, creata da Paolo Iocca e Marcella Riccardi (ambedue ex
Franklin Delano) qui supportati dal drummer Davy Delafuente, presenta dieci
tracce che oscillano velocemente tra derivazioni, profumi e colori contrastanti,
non dando mai all’ascoltatore la chance di potersi fare un’idea certa di cosa stia
uscendo dagli altoparlanti.
L’intero album si sviluppa su un affastellamento
di piani sonori che si incastrano a meraviglia, apparentemente liberi da
regole, ma in realtà tenuti ben stretti da fili invisibili fatti di ritmi di
derivazione dub scanditi con decisione, mantra vocali ed effetti elettronici
che si fanno apprezzare per la loro garbata funzionalità.
Belli i pezzi iniziali, tra i
quali segnaliamo per intensità The Great
Rescue Episode, dove la voce di Paolo si stende con piacere su un letto di
suoni morbidi, caldi, che rimandano l’immagine di ampi spazi, dove consumare
amore libero e trasgressioni in pieno stile seventies; come del resto nelle
lisergiche spirali di Narrow Zone con
tanto di campanellini India-oriented. Al contrario risultano meno accoglienti le
sonorità della monolitica Time Machine
ma, come dicevamo, i Blake/e/e/e giocano con destrezza invidiabile a cambiare
ripetutamente le carte in tavola, fino a calare l’asso di The Thing’s Hallow, brano nel quale la voce di Marcella rende necessario
un paragonane importante, una via di mezzo tra Nico e PJ Harvey.
“Border Radio” è un piccolo/grande
gioiello suonato con gusto, pieno di ottime idee che interagiscono tra di loro
fino a creare un insieme sorprendente; negli States se ne sono accorti per
tempo, il che non rappresenta una sentenza, ma una prova di certo sì.
01. Holy Dub
02. New Millennium's Lack Of Self Explanation
03. The Great Rescue Episode
04. Narrow Zone
05. Time Machine
06. The Thing's Hollow
07. Holy Yes To The Sunny Days
08. Dub-Human-Ism
09. Border Radio
10. Saint Lawrence Tears