Il torrido band-leader da palco, il solido chitarrista, il songwriter o il session-man di razza? Le identità del trentottenne musicista Fabrizio Fedele trovano un ideale punto di incontro nel quarto capitolo discografico del chitarrista/compositore: nel suo nuovo album, il musicista rende omaggio alla letteratura di John Fante e al romanzo La confraternita dell’Uva scegliendo come titolo del suo album Brotherhood of the Wine, Confraternita del Vino.

In questo luogo dell’immaginario sonoro di Fedele trovano posto otto tracce inedite e tre eleganti riletture d’autore: Bella di Carlos Santana e i due strumentali della Variazione VI e Variazione VI (reprise) composti da Luis Bacalov e dalla prog-band Osanna, della cui line-up Fedele è oggi chitarrista.

L’amour ce n’est qu’une stupide putain! e Love is just a Stupid Bitch!: l’amore è una stupida puttana sembra gridare l’album ed è il leader degli Osanna – Lino Vairetti – ad intepretare in apertura il brano Danzami negli Occhi, riporposto anche in coda con un testo in inglese interpretato dallo stesso Fedele.

Il suono del disco è molto robusto e traccia un binario impegnativo sul quale si inerpica la scrittura chitarristica del musicista napoletano, sospeso tra l’estrema cantabilità di Friends, l’indubbia energia della conclusiva The Patchwork Lion e l’eleganza di N.Y.Composition.

Il viaggio sonoro di Fedele riparte dalla vigorosa raffinatezza della Confraternita del Vino…

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