Gerardo Bartoccini
Il jazz, quasi sempre, ha in sè una vena di malinconia, nel senso che, a prescindere dall’ambito jazzistico in cui i suoi esponenti si muovono, c’è presente, sempre, una sottile inquietudine, un “qualcosa” che conduce l’ascoltatore a riflettere: su sè stesso, piuttosto che sull’ambiente circostante, sulla vita, piuttosto che riguardo ad un avvenimento specifico.
Insomma si potrebbe dire che la musica jazz ha una componente umorale molto forte: in base agli stati d’animo evoca immagini differenti per cui, ad esempio, ciò che per alcuni può essere relax, pacatezza, pace interiore, per altri invece può trattarsi di malumore, sofferenza, anche solo apprensione.
Nel caso dell’album di Gerardo Bartoccini, questo Bye Bye Lazybird, l’apertura, almeno per chi ascolta, dice grandi spazi, estate, aria di libertà, cieli limpidi, insomma, una serie di sensazioni positive; non è un caso, peraltro, che al brano Tesi, che apre l’album suscitando le suddette sensazioni, segua non, come generalmente capita, un brano lento, intimista, riflessivo, bensì Amigo Cohiba, altro pezzo arioso, che se vogliamo canalizza le immagini iniziali verso aree geografiche più precise ed individuabili.
L’effetto è dovuto ad un’accoppiata basso/batteria che davvero non dà tregua, in continuo movimento, cosi che pianoforte e sax vengono quasi trascinati in una sorta di vortice sonoro dal quale si esce, allora si con la necessità di prendersi una pausa, solo con il terzo brano, Il piccolo Luca, alcuni minuti “pennellati”, abbozzati, in cui ogni strumento regala qualcosa di sè ma senza esagerare, quasi con noncuranza.
È solo un attimo, ovviamente, perchè il brano successivo, che da il titolo all’album, riprende con piglio deciso il discorso iniziale: ritmi serrati, groove che “gronda”, una ricerca continua di spazio, quasi che gli strumenti volessero uscire prepotentemente da una immaginaria gabbia per spaziare senza freni.
Il quartetto davvero non lesina le energie, offrendo ampi squarci della propria capacità e consegnando all’ascoltatore un lavoro che spazia, davvero a 360°, sui più disparati moduli interpretativi; non una sorta di “concept album”, comunque, bensì un patchwork, un collage, un assemblaggio di umori e di impressioni differenti, a volte contrastanti e tuttavia sempre ben amalgamate.
Luminoso, solare, di ampio respiro.
01 Tesi
02 Amigo Cohiba
03 Il piccolo Luca
04 Bye bye Lazybird
05 Joker
06 Oikos
07 Aglio eolio
08 Opus incertum Q
09 Hale bop II
Gerardo Bartoccini: bass
Max Ionata:tenor sax
Pietro Lussu: piano
Marco Valeri:drums