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Cassandra Raffaele

Camera Oslo

Norvegia, anni ’70. In una stanza d’albergo della capitale, una giovane donna traccia un bilancio della propria esistenza irrisolta e comprende quanto sia importante e significativa la relazione con il partner, che costituisce per lei un baluardo difensivo dalle avversità e dalle contraddizioni del mondo esterno, ma anche da sé stessa, dalla propria inquietudine, dalla propria anarchia interiore. Camera Oslo, il nuovo disco della cantautrice siciliana Cassandra Raffaele, è un’indagine sulla necessità di ricostruire la propria integrità infranta tramite l’incessante ricerca della persona amata, della metà perduta di sé come nel mito dell’androgino del Simposio di Platone.

L’album, uscito il 27 maggio scorso su tutte le piattaforme digitali e in vinile, segue a distanza di sette anni il precedente “Chagall” (Leave Music, 2015) e recentemente è tra gli otto vincitori di Musicultura. È stato masterizzato in America da James DeMain (già collaboratore di Robert Plant, Elton John, Bob Seger) allo Yes Master Studios di Nashville, ed è quindi un lavoro a carattere intimista ma anche di respiro internazionale, tanto che uno dei singoli estratti dall’album, La mia anarchia ama te, esiste anche in versione inglese (My Anarchy Loves You). Dieci tracce che si dipanano come un racconto, come una serie TV dalle atmosfere rarefatte e dai colori spenti, dall’ambientazione prevalentemente notturna con, ogni tanto, qualche raggio di luce dell’alba che fiorisce dentro l’imbrunire. La scrittura è cantautorale, il pianoforte e gli archi intervengono a sottolineare i momenti di maggiore intensità emotiva, le chitarre elettriche a volte distorte e gli altri timbri delineano scenari sonori di matrice pop-rock.

 

Camera Oslo è un titolo enigmatico, sul quale è inevitabile interrogarsi. La città scandinava, situata in fondo all’omonimo fiordo, si caratterizza per le splendide aree verdi ma anche per la vivace vita culturale e per il gran numero di musei, tra i quali quello dedicato ad Edvard Munch. Proprio nella capitale norvegese, allora denominata Christiania, il pittore ambientò ‘Sera sul viale Karl Johan’, uno dei suoi dipinti più celebri, in cui la borghesia che affolla il corso all’ora del passeggio aveva sembianze spettrali, a voler rappresentare la mentalità ristretta e il claustrofobico stile di vita della classe media a fine Ottocento. Ma nell’album di Cassandra non c’è traccia di ciò, né ci sono riferimenti alla società, alle condizioni ambientali, se non sotto forma di riflesso proiettato sul proprio vissuto. Oslo non è uno spazio simbolico, né uno specchio dell’anima. Non è l’animata e attraente metropoli di oggi, né l’opprimente luogo che Munch disprezzava, e neppure il setting della serie thriller di Netflix ‘La ragazza di Oslo’, che in tempi recenti ha riportato all’attenzione di un vasto pubblico la capitale nordica e che pure potrebbe costituire un antecedente per l’ispirazione della cantautrice. Oslo è soltanto un “altrove” che, proprio perché “straniero”, conferisce un effetto di straniamento: la protagonista (Giovanna) si risveglia, infatti, cinquant’anni fa in una stanza, sulle note di un brano strumentale - la title track - e parte all’esplorazione di tutti gli anfratti di sé, come stesse passando al setaccio tutti gli angoli della stanza d’albergo, per ritrovare la propria autenticità grazie all’isolamento in uno spazio estraneo.

Camera Oslo parte con una intro di piano che prima rimanda a Erik Satie e poi - tra fischi e vocalizzi che ricordano quelli di Sean Sean - alle colonne sonore di Morricone, a cui il brano è esplicitamente dedicato. I successivi episodi non sono altro, invece, che un incessante indagare sulla propria persona e su quanto un rapporto affettivo, come l’oro nella tecnica giapponese detta kintsugi, possa insinuarsi nelle fratture dell’anima riassemblandone i frammenti, rendendo la vita un’opera d’arte senza cancellare le ferite del passato, bensì conferendo loro un valore aggiunto. Emblematica, in questo senso, è la già citata La mia anarchia ama te: la relazione di coppia consente di trasformare il “disordine perenne” del mondo interiore dell’io lirico in “stelle”: “Sei nel silenzio dei miei pensieri rivoluzionari, sei come il mare nella tempesta che genera la vita”. L’assolo finale di archi esprime qui tanto la tensione emotiva che l’abbraccio confortante dell’amato. Il partner è come un’abitazione che protegge e ripara, un porto di quiete nella tempesta: così, dunque, si esprime l’io lirico in Casa: “tu sei un sentiero tra il mio ego e il mondo, quando tutto è perso sei tu la mia casa”; anche in questo caso il timbro degli archi nella parte conclusiva ha funzione quasi consolatoria. Il legame affettivo è come un Antidoto alla solitudine, all’ansia, al senso di inadeguatezza e di vuoto: “Ho la guerra dentro, ma quando cala la sera depongo le armi, tu sei la mia tregua”. E il partner assume dimensioni smisurate e rassicuranti (Il mio gigante) ma è anche “un complice, fratello dello stesso coraggio” che fa da guida alla protagonista “in un campo minato tra fallimenti e ostilità”. Se poi il rapporto si rivela fallimentare la donna, abbandonata a sé stessa, sperimenta un’intensa sensazione di smarrimento (Confesso): “puoi dimenticarmi adesso, ma resta un dolore che ora confesso… adesso chi avrà cura di me?” e solo il suo nome sopravvive alla relazione interrotta. A questo punto bisogna ritrovare il senso perduto dell’essere e ristrutturare la propria esistenza: del resto, soffrire significa che, nonostante tutto, si è vissuto intensamente (Sarà successo).

 

Nel brano finale l’introduzione di pianoforte ci conduce verso una dimensione notturna e introspettiva, giungendo alla naturale conclusione dell’esplorazione dell’anima: in una “notte dei pensieri” come quella descritta si fanno i conti con lo scorrere del tempo, con l’approssimarsi delle feste comandate e con il proprio “bisogno di rivoluzione”. Si fa tesoro di tutte le esperienze per continuare il proprio percorso esistenziale e quando ci si addormenta e si fa pace con il buio si può, finalmente, tornare a sognare.

Cassandra Raffaele, accantonata la fortunata parentesi londinese, porta avanti con coerenza, in questo nuovo lavoro – il terzo, dopo il suo esordio nel 2014 - la propria autonoma dimensione nel panorama cantautorale nostrano. È stata paragonata a Carmen Consoli e a Cristina Donà, ma in questo album rivendica, con tono ora sommesso ora accorato, la propria individualità artistica e personale. E lo fa egregiamente quando dichiara che cosa è per lei La libertà: “Non è merce di scambio, ma è un patto solenne tra la mente e un pugno alzato è riuscire a tenere l’orizzonte in una mano… La libertà è trovare un posto nel mondo, la libertà è guarire il dolore più profondo… e dire il tuo nome forte, finalmente esisto, io vivo”.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Roberto Villa
  • Anno: 2022
  • Etichetta: L’amore mio non muore

Elenco delle tracce

01. Camera Oslo (waiting for Ennio)

02. Giovanna

03. La mia anarchia ama te

04. Casa

05. Confesso

06. Antidoto

07. La libertà

08. Lady Jane X sempre

09. Il mio gigante

10. Sarà successo

Brani migliori

  1. La mia anarchia ama te
  2. Antidoto
  3. Lady Jane X sempre