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Salvo Ruolo

Canciari patruni ‘un è l’ibittà

C’è chi già una trentina di anni fa aveva ipotizzato una sorta di liaison Fra la Via Emilia e il West, considerando il fatto che determinati paesaggi e certi personaggi, una qualche somiglianza ce l’avevano davvero con la frontiera a stelle e strisce; c’è chi invece si è trovato ad avere questi paesaggi, e questi personaggi, praticamente sotto casa.

Gli spaghetti western venivano girati principalmente in Andalusia ma, se si vanno a guardare le ambientazioni allora utilizzate, si può scorgere una somiglianza davvero impressionante con diverse zone interne della Sicilia. Quanto ai soggetti, in Italia siamo arrivati decisamente prima dei fuorilegge e dei pistoleri d’oltreoceano, anche perché i nostrani briganti apparvero già intorno al 1500, e quindi con largo anticipo. Salvo Ruolo, chitarrista messinese trapiantato a Padova, ha compiuto una duplice trasposizione, ricreando di fatto un’epopea storica e paesaggistica, ma soprattutto riportando alla luce e trasformando in musica una vicenda umana e sociale che affonda le sue radici ancor prima dell’unità d’Italia, quando il territorio della futura nazione era, nei fatti, una sorta di west ante litteram, un coacervo di territori più o meno delimitati all’interno dei quali si muovevano già piccoli e grandi poteri locali, esattamente come succedeva nei territori dell’America Centrale (specie in Messico), e come si sarebbe verificato successivamente nelle (allora) desertiche lande americane.

Sette brani quelli che compongono Canciari patruni ‘un è l’ibittà ed un titolo che rappresenta una costante di quel periodo: la libertà di una comunità, di un territorio, di un popolo, non si acquisiscono affatto cambiando padrone, ma per capirlo ci sarebbero voluti ancora tanti e tanti anni, tra l’altro con esiti tutt’altro che univoci. Ambientazioni sonore polverose, assolate, paesaggi desolati: la sensazione di trovarsi in una terra arida ed assetata, all’interno della quale si muovono, con lentezza, uomini e donne che pare seguano un copione già scritto ed interpretino ruoli già stabiliti da tempo e virtualmente immutabili.

Tutto l’album è pervaso  da una sottile e dolente malinconia, che riesce peraltro ad ammantare di una vena di romanticismo fatti e uomini che, nella realtà, ebbero nella crudezza e nel dolore le loro cifre distintive più evidenti; è fatto noto che la storia, spesso, riesca a modificare la percezione degli eventi, ed allora situazioni e soggetti che, nell’immediatezza, suscitavano paura e sofferenza, riemergono dalle nebbie del tempo ammantate da un alone di leggenda. In questo senso un lavoro musicale come quello realizzato in quest’album restituisce dignità storica ad eventi altrimenti relegati, per lo più, nelle cronache locali; in fondo la storia non è altro che un lungo susseguirsi di eventi, non sempre necessariamente di vasta portata, ed è operazione assolutamente meritoria riportarli, talvolta, alla luce.

(Alcune foto di Antonio Viscido)

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Cesare Basile, Seba D’Amico
  • Anno: 2015
  • Durata: 24:44
  • Etichetta: Controrecords

Elenco delle tracce

01. Malutempu
02. A buttana
03. Rè pitu
04. Buttitta & Balistreri
05. Mariuzza Izzu
06. Passannanti
07. Picchì brisci accussì notti

 

Brani migliori

  1. Malutempu
  2. A buttana
  3. Passannannti

Musicisti

Salvo Ruolo: voce, chitarra acustica, chitarra elettrica  -  Cesare Basile: chitarra acustica, banjo, mandolino, ukulele, cigar box, pianoforte, dulcimer, percussioni, coro  -  Massimo Ferrarotto: percussioni, cori  -  Alicia Jo Rabins: violino  -  Marcello Caudullo: pianoforte, string machine  -  Seba D’Amico: mandolino  -  Carlo H. Natoli: chitarra slide, banjo