«Non è cambiato il fiume, siamo noi che seguiamo
altre correnti…, forse è nascosto in queste liriche, incluse in
Miraggio, il senso profondo di
Canzoni per uomini di latta, l’ultimo,
bel lavoro, di
Evasio Muraro.
Artista completo e persona essenziale, Muraro ha confezionato un album vario ed
interessante, capace di catturare l’attenzione dell’ascoltatore grazie a
liriche originali ed incisive e ad un approccio musicale pieno di “testacoda”
sonori che non fanno mai pendere il piatto della bilancia in uno stile musicale
anziché in un altro. Ma questo modo di concepire il proprio lavoro è incluso
nella cifra musicale e nella carriera dell’artista lombardo, capace di passare
dal rock alla canzone d’autore, da questa ai canti popolari a quelli della
Resistenza. E’ chiaro che queste modalità espressive e di ricerca non possono
coesistere nel medesimo artista se questi non è adeguatamente pronto sia del
punto di vista culturale che da quello della capacità di mantenere la medesima
coerenza espressivo-ispirativa come, fino ad ora, è avvenuto nella carriera di
Muraro. “Canzoni per uomini di latta” è un lavoro rigoroso, con “i suoni
giusti” (sui quali ha probabilmente dato il suo contributo il bravo
Daniele Denti) e con le intuizioni
emotive che raggiungono l’obbiettivo di stimolare l’ascolto plurimo delle
canzoni (a partire dal suono dell’organo che, seppure spesso in sottofondo,
pervade molti dei brani proposti). Una segnalazione particolare la meritano
La fabbrica in silenzio, osservazione
sulla scomparsa delle fabbriche e, di conseguenza, della classe operaia così
come la conoscevamo prima del precariato diffuso dei nostri tempi ed anche
Osteria Italia, analisi poetico-politica
dello stato del nostro Paese e, di conseguenza, del senso di straniamento che
ci avvolge, meglio, che ci travolge. Un album intenso, pieno di sensazioni
profonde, da ascoltare attentamente per soffermarsi non su quanto evidente
bensì da quanto è accennato, sfumato, mostrato in controluce e poi nascosto. Da
sottolineare la presenza di un buon numero di ottimi strumentisti di cui
citiamo, per onore di firma, il sempre speciale
Gaetano Liguori.
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