Con l’album dei Kitsch, Chiudi gli Occhi e Resta Muto, niente di nuovo all’orizzonte, ma in compenso neanche niente di così brutto da farsi venire l’ulcera. Qualcosa di ascoltabile, ma che se non sei un appassionato sfegatato della band, poi, lo dimentichi anche presto. Un mix di generi dal nu metal stile Helmet, Machine Head e Deftones al rap e hip hop più nostrani come quello degli Articolo 31 degli anni ’90 che ben poco aggiunge di originale al panorama del crossover italico e internazionale. Interessanti sono gli spunti elettronici inseriti da Folco Peroni e Luca Raitano in brani come Percezione e L’Avidità.  I testi delle dodici tracce presentate in questo album hanno tutte come tema comune il disagio sociale, una protesta feroce contro i soprusi e a favore della libertà umana. Anche in questo caso, come nella parte musicale, lo spunto è buono ma manca la scintilla di originalità che può rendere la parte testuale unica. Un album che si avvale di molti ospiti come i più noti Cor Veleno, ma anche Alice Clarini, Gabriele Centofanti e il rapper Narcosi. C’è anche una cover di Acqua e Sapone, successo storico degli Stadio, che all’origine doveva essere una punta di diamante dell’album, ma che alla fine si è rivelata un tragicomico insuccesso in cui l’unica tipicità aggiunta dalla band è la distorsione. La sola canzone che mi sembra carina e interessante anche nelle sonorità è Numi. Per il resto, ancora non ci siamo. Pur rispettando ogni tematica del rap metal, non possiamo attualmente considerare i Kitsch fuori dall’ambito amatoriale. Dovranno sudare molto per poter confezionare un album che susciti più del semplice sollievo di non aver causato un’ulcera a chi lo ascolta.

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