A cinque anni di distanza dall’ultima uscita nei negozi di dischi, “Senza Ritorno” del 2003, quasi dieci anni dopo le luci della ribalta accese nel 1999 sul suo “Mondo difficile”, ritorna sul mercato discografico Tonino Carotone con un lavoro pensato per divertire e intrattenere l’ascoltatore. Il disco è ben confezionato e ben prodotto, e il gruppo di ospiti eccellenti che hanno collaborato alla sua realizzazione – Erriquez della Bandabardò, Manu Chao,  Eugene Hutz dei Gogol Bordello – restituisce misura della strada che l’artista spagnolo, italiano d’adozione, ha percorso negli anni. L’ascolto è gradevole, merito anche dell’apprezzabile varietà stilistica che viene messa in gioco: tra rock scanzonato, folk saltellante, echi e nostalgie sudamericane, accenni di soul e reminescenze balcaniche le tracce scorrono piacevolmente, guidando l’ascoltatore lungo le strade polverose ma ben collaudate della migliore patchanka. Buona la prova vocale di Tonino, capace di comunicare con efficacia diversi stati d’animo, mai monotono, credibile, perfettamente a suo agio nell’indossare quel vestito d’artista strampalato che è andato via via cucendosi addosso su misura. Tuttavia, è evidente che la dimensione naturale del musicista e dei pezzi che propone in questo suo lavoro è quella del palco e dell’esibizione dal vivo: l’ascolto di questo disco dispensa gioie e distrazioni immediate ma non ne promette altrettante nel tempo, non si tratta di un’opera che induce al riascolto, piuttosto  viene da pensare ad essa come ad un aperitivo per prepararci ad assaporare i concerti che verranno. E Tonino sarà certo da cercare quando ritornerà il caldo, «primaverando».