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Marta Sui Tubi

Cinque, la luna e le spine

Cinque, la luna e le spine sembra il titolo di una fiaba. Il nome del nuovo album dei Marta sui Tubi d’altronde attinge la sua ispirazione dalla leggenda dell’esilio di Caino sulla luna, caricato di una fascina di spine sulle spalle (le macchie del nostro satellite bianco); l’autoanalisi della (presunta o effettiva) colpa, tra aspirazione ad un lavacro laico, confessioni ironiche, dichiarazioni pragmatiche e autoassoluzioni razionali, è infatti un dichiarato leitmotiv di questo disco, il quinto dell’instancabile band fondata da Giovanni Gulino e Carmelo Pipitone (rispettivamente, nelle due foto in basso).

Già la prima traccia, l’irrequieta e cangiante Il primo volo, che da un piano notturno passa ad accelerazioni distorte, nell’ebbrezza di un salto esistenziale necessario, pericoloso ed eccitante, canta la sfida di una rinascita, gettando le zavorre dei sensi di colpa (“Ho abbandonato già /nomi / spazi / specchi / scuse / insulti / e adesso / non è più colpa mia”); il desiderio di “tuffarmi nella tua purezza” anima invece la trascinante Vorrei, mentre ne I nostri segreti e nella poetica La ladra si percepisce, oltre al respiro grande o alla promessa di complicità, un’aspirazione all' innocenza e la volontà di vivere e sognare coraggiosamente, oltre le paure.

Se l’esibizione di vizi-sfizi dell’erotica Tre d’altronde non è esente da punte di sarcasmo (“lo fai solo per poterlo raccontare”) e qui e lì è in odore satirico (“Non ti posso dire che succede quando arrivo in città / animali sconosciuti, leccaculi e pubblicità”), Il collezionista di vizi è scandaglio di “liquide e morbide, torbide e incognite tentazioni” e di una scelta voluta e consapevole al di là di ogni moralismo, mentre Vagabond Home, primo e unico brano in inglese del gruppo, è un apologo sulla fugacità della ricchezza e del potere indifferente.

La band di origini siciliane, ormai di stanza a Milano, mostra ancora nuove facce del suo eclettismo musicale, tra interpretazioni e cambi di ritmo “teatrali”, distorsioni oscure, aperture inattese a sontuosità orchestrali (eppure mai eccessive) o morbidezze fumose e setose in salsa classicamente blues, pronte a sfociare a corrente alternata in un passo frenetico quasi hardcore punk, con delicati e mutevoli incanti prog-folk (Vagabond home) e contaminazioni di sperimentazione e melodia (si ascolti in questo senso Il collezionista di vizi, che forse, al pari della metrica di Grandine, sarebbe piaciuta anche a Lucio Dalla, con cui i MsT hanno duettato nel 2012), con esperimenti sintetici, momenti acustici minimali e rock vorticoso e convulso, colorato dal violoncello di Mattia Boschi, ormai autentico marchio di fabbrica della band (qui a fianco nella foto).

I Marta sui Tubi sono una delle più solide live band italiane, ma la loro carta vincente non è solo la musica: i testi delle loro canzoni sanno anche condensare il reale, senza mai edulcorarlo, plasmando con naturalezza formule aforistiche impareggiabili, che mescolano disincanto e saggezza, ispirazione, profondità lirica e concretezza aliena da ipocriti stereotipi idealizzanti, sdolcinati e melensi. Memorabili sono ad esempio le lucide e realistiche riflessioni, quasi filosofiche, della sospesa ed eterea Grandine e il suo stile a tratti immaginifico, oppure le frasi epigrammatiche di Dispari, che scolpisce satiricamente l’ “epidemicità” culturale e affettiva che emerge spesso nell’era dei social network.

Questa varietà policromatica di atmosfere e sound non è quella di una creatura in perpetua trasformazione che si contorce sgraziata, ma è governata con equilibrio e ormai indiscutibile maturità. Applausi.  

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In dettaglio

  • Produzione artistica:  Marta sui Tubi
  • Anno: 2013
  • Durata: 39:00
  • Etichetta: Bmg Rights Management

Elenco delle tracce

01. Il primo volo

02. Dispari

03. I nostri segreti

04. Vorrei

05. Vagabond Home

06. Il collezionista di vizi

07. Tre

08. La ladra

09. Maledettamente bene

10. Grandine

11. Polvere sui maiali 

Brani migliori

  1. Vorrei
  2. Grandine
  3. Dispari

Musicisti

Giovanni Gulino: voce  -  Carmelo Pipitone: chitarra e voce  -  Paolo Pischedda: piano e organo Hammond  -  Mattia Boschi: violoncello e basso  -  Ivan Paolini: batteria