Letti Sfatti & Patrizio Trampetti
Spesso, nelle strade di periferia o sui viadotti privi di manutenzione, accade che nascano fiori belli e colorati, che stanno lì impettiti in mezzo al degrado a testimoniare come, in quell’esile linea di demarcazione, ora fisica ora ideale che segna il confine tra due territori, basti un brandello di humus per tenere viva la speranza. Questa è la metafora della vita, custodita nel titolo dell’album che, anche in una Napoli dagli spazi di vivibilità sempre più ridotti, sottende la voglia di lotta e di riscatto. I Letti Sfatti, trio napoletano rock, si rinforzano con Patrizio Trampetti – storico cofondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare – e ci propongono un disco ipercinetico che fonde rock e musica d’autore in un melange irresistibile di schiaffi e carezze. La canzone satirica e di denuncia del trio acquisisce ulteriore profondità, «Questa città è bella solo se la pensi e non la guardi perché se la guardi poi ci pensi è un malato terminale che sta bene dentro il male»; basterebbe l’incipit del di Questa città, canzone corale su Napoli e manifesto del disco - che si avvale della collaborazione sia al testo (magnifico) che alla voce recitante di Erri De Luca - per comprendere che ci troviamo di fronte ad una scrittura alta, un vero gioiello nascosto. Ma è tutto il disco a colpire per profondità, rabbia e lucida analisi sociale, con punte d’eccellenza nelle canzoni senza speranza Abbiamo perso la memoria e A Casandrino - paese in provincia di Napoli che vanta il triste primato di aver avuto il consiglio comunale sciolto due volte per infiltrazioni mafiose. Trampetti convince per la freschezza nel canto, come pure di pregio sono le geometrie musicali proposte da strumentisti in gran spolvero ad iniziare da Gennaro Romano (felice autore/coautore di quasi tutti i pezzi, ad eccezione della superba Feste di piazza di Bennato/Trampetti) e dalla portentosa sezione ritmica costituita da Mirco Del Gaudio e Roberto Marangio. Le voci di Capone nella antimilitarista Il disertore, Peppe Barra nella tenera e nostalgica ‘A vita do’ musicista, ‘A67 nella classica Io mammete e tu nobilitano ulteriormente un disco perfetto, da incorniciare come un fiore incastonato appena giù dal marciapiede.
01. Intro
02. Rivendico il diritto di tradire
03. Abbiamo perso la memoria
04. Questa città
05. Feste di piazza
06. Lo stregone
07. Il disertore
08. A Camandrino
09. C’è chi è stanco di tutto
10. Io mammeta e tu
11. ‘A vita do’ musicista
Patrizio Trampetti: voce Jennà Romano: voce, chitarra elettrica, acustica, bouzouky, tres elettrico, diatonica, sintetizzatori Mirco Del Gaudio: batteria e percussioni Roberto Marangio: basso e contrabbasso e cori Erri De Luca: voce recitante in 04 Capone: voce in 07 Daniele Sanzone (‘A67): voce in 10 Peppe Barra: voce in 11 Dario Casillo: piano, sintetizzatori e mellotron Carmine Giordano: organo in 09