Johnnie Selfish & the Worried Men Band
Johnnie Selfish & The Worried Men Band nascono alla periferia est di Milano, in una sera come tante, da quattro ragazzi come tanti. Qualcuno di loro è cresciuto a pane e blues sin da piccolo, qualcun altro è più fissato col country, alle spalle hanno l’immancabile gavetta del punk. Un manciata di prove, a casa, al pub, e poi zampe e chitarre in spalle, per i concerti: tanti, dovunque, per chiunque. Fino al tour in Giappone di quest’estate e, tornati in patria, agli opening acts per Xavier Rudd e Hayseed Dixie e la finale del Rock Contest 2009. Ecco, in breve, la storia del gruppo.
Veniamo al disco. Seguito dell’interessante esordio Jungle Rules, questo secondo “Committed” affina la formula del precedente: country blues d’assalto, folk arrabbiato e dolente che trova nell’arrangiamento acustico il suo punto di forza. L’assenza (voluta) della batteria viene compensata da una grande varietà di strumenti tradizionali e dai numerosi ospiti, da Veronica Sbergia a Max De Bernardi, da Mauro Ferrarese agli abruzzesi Papaleg Acoustic Duo.
Le dodici canzoni di Committed abbracciano così tutte le varianti della roots music: dal pezzo di lotta (Song for the Working Class) al bluegrass (Love & Revolution), dalle ballate struggenti (Dignity e Deep End) ai traditional (l’ottima rilettura di Worried Man Blues).
L’ombra di Johnny Cash aleggia, in modo consapevole, su tutto il disco, e sono proprio alcune delle canzoni che maggiormente si avvicinano al suo stile a spiccare come gli episodi migliori di Committed. Il primo brano, Let’s Get To LaJolla, è un piccolo gioiellino country dal ritornello decisamente accattivante, impreziosito dai backing vocals di Veronica Sbergia. Poi Burn, Burn, Burn, divertito inno antiproibizionista costruito sulla falsariga della arcinota Ring Of Fire; e ancora I Got Two, cavallo di battaglia delle esibizioni dal vivo dei JS&WMB, dove l’accoppiata Johnnie Selfish-Veronica Sbergia ricorda i duetti coniugali del Men in Black con June Carter.
A loro agio sia nei pezzi più “leggeri” sia in quelli più seri, Selfish e i nostri incespicano invece quando si avventurano fuori dal seminato, alla ricerca di contaminazioni: ad esempio in About A Girl, trascurabile rilettura del classico dei Nirvana. O in alcuni passaggi, quasi Oi!, di Love & Revolution,troppo naif per risultare credibili.
Nel complesso però Committed scorre veloce e senza intoppi: le melodie del cantato, molte delle quali difficili da dimenticare, sono senz’altro la sua migliore qualità, ma sarebbe un crimine non citarne la pulizia e l’originalità dei contributi strumentali, in particolare dell’armonica di Lorenzo Trentin e della lap steel guitar di Diego Potron.
01. Song for the workin' class
02. Let's get to LaJolla
03. On Fire
04. Dignity
05. Burn, burn, burn
06. Worried man blues
07. Self-Portrait (of a walking dead)
08. I got two
09. About a girl
10. Love & revolution
11. No preachers
12. Deep end
Giovanni “Johnnie Selfish” Maroli: voce, songwriting Alessandro “Mr TimeMachine” Spanò: basso, shakers, bkg vocals Luca “The Chieftain” Bistrattin: chitarre acustiche, banjo in tr.1, ukulele in tr.11, bkg vocals Lorenzo “Little Harp” Trentin: armoniche, chitarra elettrica, bkg vocals Additional players: Diego “DeadMan” Potron: lap steel guitar Andrea Spanò: banjo, washboard Ospiti: track 2 – Max de Bernardi (mandolino) Veronica Sbergia (bkg vocals) track 3 – Pierluigi Petricca (chitarra slide) Marco Tinari (chitarra acustica – fraseggi) – in arte Papaleg Acoustic Duo, da L’Aquila Track 4 – Max de Bernardi (mandolino) Veronica Sbergia (bkg vocals) Track 5 – Mauro Ferrarese (chitarra reso fonica) Track 8 – Max de Bernardi (mandolino) Veronica Sbergia (seconda voce, washboard)