Paolo Rigotto
Più che un lavoro solista, un vero e proprio album “one man released”; Corpi Celesti è, dalle musiche, ai testi, all’artwork, il frutto del lavoro a 360° di Paolo Rigotto.
L’ascolto di questo cd offre la possibilità di valutarlo in base a molti e differenti parametri, e soprattutto “obbliga” l’ascoltatore a tornare un po’ indietro nel tempo, perché l’approccio “elettronico” non è certamente di stretta attualità, ma risente, e molto, di una certa influenza anni ’80.
Testi interessanti che, anche quando trattano di argomenti “a forte rischio banalità”, come ad esempio Integrazione, riescono brillantemente a non esserne vittime; lo stile, fatte le debite proporzioni e differenziazioni, è quello di cui Caparezza è stato un po’ l’iniziatore: sarcasmo, rima fulminante, magari un livello minore di denuncia sociale ed un carico maggiore di scherno come, ad esempio, in Male che vada o Madama Dorè.
Quanto al discorso strettamente musicale, qui si interroga davvero il gusto personale dell’ascoltatore, e non è davvero facile essere “neutrali”; chi ama sentire, comunque, una band, anche alle spalle di un singolo artista, vorrebbe forse più musicisti a collaborare con Rigotto, il quale, intendiamoci, se la cava brillantemente con tutti gli strumenti ai quali mette mano.
Tuttavia, in questo senso, l’album è sottilmente pervaso da un senso di eccessiva linearità, forse dovuta anche agli arrangiamenti molto “livellati”; solo a tratti, ad esempio in Canzoni d’amori, o anche in Musica con la cappa e La fine del mondo, la dinamica strumentale risulta un po’ più vivace e differenziata; se invece si apprezza maggiormente l’effetto “dance floor”, come in Scheda madre, l’effetto è sicuramente più apprezzabile.
In generale potremmo definire quest’album un lavoro di cantautorato pop, che a tratti si spinge verso l’elettropop, ma senza quei loop tipici per esserlo appieno: di indubbio interesse l’approccio scanzonato, irriverente, concettualmente e sintatticamente notevole, dei testi; dell’aspetto strumentale si è detto, per cui ogni tipo di valutazione è affidata al gusto del singolo ascoltatore.
Ah, alla fine, dopo un po’ di silenzio, c’è anche una “specie” di ghost track…
01. Cronofilia (canzone per Berta)
02. Integrazione
03. Male che vada
04. Madama Dorè
05. Il capo
06. Canzoni d’amori
07. Scheda madre
08. Due di notte
09. Musica con la cappa
10. La fine del mondo
Paolo Rigotto: voce, batteria, tastiere chitarre, programmazioni