Lucio Corsi
Ascoltando le canzoni di Lucio Corsi ho pensato a Charlie Chaplin, al suo personaggio, Charlot, che cambia continuamente il punto di vista sulle cose e sul mondo, mentre avventurosamente lo attraversa. Forse perché spostando il punto di vista verso la purezza e l’essenzialità, la realtà si alleggerisce delle sue sovrastrutture e tutto sembra ritornare naturalmente al suo posto. Quella semplicità riconquistata pone però interrogativi primari, simili ai perché dei bambini al cospetto del mondo. Cosa sono e da dove arrivano le conchiglie? Perché mettersi dei sassi in tasca per resistere al vento, quando si può assecondarlo mettendosi un paio di ali? Lucio Corsi osserva la realtà, la natura, l’esistenza, immagazzina istantanee, gioca con gli elementi naturali essenziali, quelli in cui i primi filosofi cercavano l’archè delle cose. Poi con lo spirito del narratore di fiabe, in cui niente è impossibile, riprende queste immagini, le libera delle sovrastrutture e le trasforma in canzoni.
Nelle nove tracce di Cosa faremo da grandi? ci si tuffa nell’esplorazione di una natura popolata da alberi, piante o insetti ai più invisibili, cosi come nei ricordi dei primi amori dalle forme ancora indefinite, inchiodati però a delle immagini nitide di luoghi e momenti, per arrivare ad uno sguardo sulle città, prigioniere dei troppi muri in cui battere la testa, o di treni che a velocità innaturali, risalgono pianure e attraversano montagne. L’interrogativo che segna il titolo dell’album ha una risposta in questa continua e avventurosa ricerca, in cui in primis andrebbe definito quando esattamente si diventa grandi, abbattendo le certezze anagrafiche, e il cosa faremo sembra più legato alla voglia di una collocazione esistenziale soddisfacente nel mondo piuttosto che ad altro.
Musicalmente si ricorre a diversi registri per vestire questi brani, da abiti più folk, (Onde, Senza Titolo) maggiormente legati alle produzioni passate del giovanissimo cantautore maremmano, ad accenti rock (Freccia Bianca), a convincenti ballate (Trieste, La ragazza trasparente). In generale la produzione del Baustelle Bianconi regala un risultato stratificato e avvolgente dei brani che talvolta pongono felicemente in risalto il pianoforte che sorregge la singolare interpretazione di Corsi, che sembra sempre a suo agio nello scorazzare sereno tra i solchi del disco trasformati ora in sentieri di campagna ora in bianche strisce della via lattea, per planare infine su quelle onde del mare che ritornano al porto di partenza dopo aver fatto il giro del pianeta.
Foto di Tommaso Ottomano
01. Cosa faremo da grandi?
02. Freccia Bianca
03. L’orologio
04. Trieste
05. Onde
06. Senza Titolo
07. Amico Vola Via
08. Bigbuca
09. La Ragazza Trasparente
Lucio Corsi: chitarre acustiche, chitarre elettriche, pianoforte, mellotron, organo - Francesco Bianconi: mellotron, prophet, moog, cori, acme siren - Sebastiano De Gennaro: batteria, percussioni, vibrafono, marimba - Alessandro Maiorino: basso elettrico, contrabasso - Marco Ronconi: percussioni - Tommy Shred Ottomano: chitarra elettrica - Antonio “Cooper” Cupertino: cori - Altri Archi Ensamble - Daniele Richiedei e Alberto Martinelli: violino - Laura Hernandez Garcia: viola - Federico Bianchetti: violoncello