Paolo Pallante
Paolo Pallante ha
sicuramente il pregio di essere inafferrabile. Si sottrae a ogni etichetta:
quando si riesce a focalizzare un genere o un aggettivo per qualificarlo, lui è
già oltre, a regalare solo le sue note e le sue parole. E per fortuna che è
così. Per ora, accontentiamoci di appiccicargli l’aggettivo jazzy, e di affibbiargli una parentela,
più nei modi che nei fatti in realtà, con il buon vecchio Sergio Caputo.
Da piccolo giocavo a bocce, primo
disco di una carriera cominciata come artista di strada, muove da scorci di
vita quotidiana (la sagra di paese di Ciammaruchigli,
le pazzie dell’amico Pino di Il tofu di
Zezza, la piccola resurrezione sentimentale
di Ora sono felice) per approdare a
riflessioni più disincantate (Perfino
un’idea, riflessione su un mondo incapace di credere e pensare, o Il giorno che muoio, smaliziata riflessione
sulla morte), non abbandonando mai un taglio bonario e ironico, che a tratti sa
di “sogno ad occhi aperti”. Gli arrangiamenti, curati dallo stesso Pallante con
il supporto di Antonio Marangolo (ospite
di riguardo insieme ad Antonello Salis
e Mike Applebaum), permettono
all’ensemble di musicisti di esprimersi al meglio, spaziando tra i generi, pur
mantenendo prevalente l’impronta jazz, fatta di atmosfere intime e sonorità
rarefatte.
Il
risultato è più della somma delle singole parti: un piccolo gioiello che non si
cura di farsi iscrivere in nessun filone, ma solo di raccontare storie da una
prospettiva particolare e colorata, come nella tradizione di altri grandi
cantautori italiani, con il pregio di non tentare di scimmiottarli. Insomma, un
disco d’esordio già molto maturo e personale, firmato da un autore che ha sulle
spalle alcuni anni di esperienza “sul campo”, e dal quale ci si possono
aspettare ulteriori passi in avanti con i prossimi album.
01. Ciammaruchigli
02. Il tofu di Zozza
03. La sposa ha detto sì
04. Mai nessuno
05. Ora sono felice
06. Treno che passi
07. Sotto la sabbia
08. Terzo piano
09. Perfino un’idea
10. Come un’onda
11. Alle vogel sind shon da
12. Il giorno che muoio
Paolo Pallante: chitarra, voce e ammennicoli
Carlos Sarmiento: pianoforte,
celesta
Toni Armetta: contrabbasso, basso
freetless
Eric Daniel: sax, clarinetto e
segreteria telefonica
Raul Scebba: percussioni, voce,
cester
Francesco De Rubeis: batteria
Antonio Marangolo: sax
Antonello Salis: fisarmonica e
fischio
Mike Applebaum: tromba e flicorno
Massimo Pirone: tuba e trombone
Stefania Di Marzo, Max Di Pirro, Carla Quadraccia, Liliana
Richter: cori