Ferdinando Faraò
Questa volta nessun condottiero luccicante nella sua armatura, nessun esploratore impavido, nessun sovrano eroico... o forse, metaforicamente, un pizzico di ognuno di essi, già, perchè il personaggio attorno al quale ruota questa suite suddivisa in otto parti, e che si chiude, ovviamente, con un omaggio al capolavoro di Charles Mingus, Pithecantropus Erectus, altri non è che Charles R. Darwin, il quale in senso nemmeno troppo lato, è stato a suo modo e nel suo ambito, esploratore, condottiero e, perchè no, sovrano.
La band assemblata dal batterista e compositore Ferdinando Faraò ha aspetti decisamente originali: la presenza di quattro voci liriche che interagiscono con una corposa sezione fiati ed una dinamica sezione ritmica, l’assenza del pianoforte, il fatto che l’organico si muova lungo un confine indefinito. Non è più jazz in senso stretto, non è nemmeno musica pop, seppur di alto livello; gli strumenti, oltre a suonare, raccontano a loro modo gli aspetti della ricerca darwiniana,.
Certo la narrazione va interpretata, non è favolistica, ma si propone in modo impressionistico, con brevi quadri dalle differenti ritmiche, dalle melodie talora ricche e corpose, altre volte asciutte, minimaliste, ai confini del free jazz, quello dell’Archie Shepp più sperimentale ed avanguardistico.
Un lavoro non immediato, dunque, che va ascoltato ed assimilato con una certa attenzione, perchè difficilmente si trovano in esso passaggi melodici di veloce comprensione; da apprezzare l’interazione fra Tracanna, Caruso e Falzone ai fiati, il percussionismo destrutturato di Faraò, il contrabbasso di Rantzer, che effettua una sorta di “slalom” accompagnando ed accentuando i passaggi di volta in volta.
Non un album per neofiti del jazz dunque, che non ne capirebbero probabilmente nè le dinamiche nè le intenzioni, ma un lavoro maturo indirizzato ad un pubblico altrettanto maturo, sicuramente assai apprezzabile dagli addetti ai lavori che ne potranno gradire sia i richiami storici che le repentine fughe in avanti: un segno che il jazz, anche quello italiano, è sempre in movimento e non ripiega mai su strade già percorse, ma “osa” andare oltre.
01 The Trip
02 Standing Up!
03 A man who dares to waste
04 Corale
05 Slow orchids
06 Morgh...
07 Unquiet turtles
08 Pithecantropus Erectus
Tino Tracanna: tenor
and soprano sax
Giovanni Falzone: trumpet
Beppe Caruso: trombone
Tito Mangialajo Rantzer:
bass
Ferdinando Faraò: drums,
composition
Shinobu Kikuchi: soprano
voice
Serena Ferrara: contralto
voice
Pilar
Bravo: tenor voice
Francesco
Forges: bass voice