Dargen D’Amico
Mentre i fasti dell’hip-hop
italico sembrano irrimediabilmente in mano a giovanotti dai catenoni d’oro più
resistenti degli stessi brani che propongono – e le zuffe a suon di rime un
aggiornamento on the road di quelle che succedono pressoché ovunque lungo lo
stivale (leggasi parlamento, stadio condominio e chi più ne ha più ne metta) –
ecco colui che potrebbe salvare la barca o meglio tirarla fuori dalla secca e
rimetterla saldamente in mare. «Il rap, per me, è far finta che domani muori» (Il rap per me): Jacopo D’Amico in arte Dargen D’Amico si presenta in battigia,
maniche arrotolate fino agli avambracci come uno che vuole veramente darsi da
fare, con un doppio disco di trentacinque – trentacinque – tracce in cui non
perdersi dentro è praticamente impossibile.
Di vizi di forma virtù segue l’esordio di “Musica senza musicisti”
ampliandone a dismisura le potenzialità. Il flow destabilizzante e fantasioso,
le basi che mischiano mille mila influenze elettroniche (Daft Punk, Aphex Twin,
krautismi assortiti), lo spirito guascone ma al contempo dolciastro che nella
sua impronta freak-pop non rinuncia a richiamare la canzone d’autore nostrana a
diverse gradazioni di surrealismo e follia (da Bersani a Jannacci passando per
Battiato e Camerini), rendono le oltre due ore di questo lavoro un monumento
alla presunzione di poter legittimamente parlare di tutto ciò che si vuole
perché semplicemente la sostanza c’è.
Arduo, in mezzo a tanto ben di
dio, assegnare la corona dei migliori a solo due o tre brani. Per puro gusto personale
l’affidiamo a SMS alla Madonna (inno
d’amore definitivo di chi ci fa, ci è e ci prova: «Te lo dico solo una volta,
torna. Ok, se lo vuoi te lo dico due, torna. Te lo dico tre, ti prego torna.
Per te mando sms alla Madonna») e a due smeraldi electro-metropolitani come Tike Restoran («Tu mi credi un
accampato, ma non sai che io potrei affittare il sole con i miei ticket
restaurant») e La divisione del lavoro
(«siamo gli ultimi operai in Italia la divisione del lavoro ha senso se mi
copri anche quando m’assento: mi cassa es tu cassa») che da questo disco
dovrebbe finire dritti sulle scrivanie di tutti coloro che oggi si occupano in
ordine sparso di giovani, società, lavoro.
Ma anche il resto è un
mare-magnum in cui conviene immergersi, anche solo se amate davvero la musica,
anche solo se credete che ci siano sempre grandi virtù dietro ai più piccoli
vizi di forma. Per il sottoscritto, uno dei dieci dischi italiani dell’anno.
Cd 1
01. Sms Alla Madonna
02. Low Cash
03. Tra La Noia E Il Valzer
04. Al Meccano
05. Ex Contadino
06. Passerà Al Bar
07. In Alcune Zone Del Mondo
08. Arrivi Stai Scomodo E Te Ne Vai
09. Show Me Love
10. Pubblicittà
11. Alì Il Thailandese
12. Qualche Rima
13. Anche Se Dite No
14. Tike Restoran
15. La Banana Frullata
Cd 2
01. Sul Carro Pt. 1
02. La Ruota Che Gira
03. Ci Ricamo Sopra
04. Limitato Dal Poeta
05. Di Vizi Di Forma Virtù
06. Per Elsa
07. Il Rap Per Me
08. C.S.A. Gode
09. Origami Love
10. Come L'Italia E San Marino
11. Mama M'ama
12. Mar Do Alvo
13. Moderata Crisi
14. Prima Che
15. E Sacrifici
16. La Divisione Del Lavoro
17. Un Grande Pregio (Delle Boyband)
18. Il Cielo Dei Ricchi
19. I Love
You But It Hurts
20. Sul Carro Pt.2