Nico Maraja
Diana come donna, come costante ricerca, come meta di un viaggio. L’incessante cammino, scandito da incontri, storie, personaggi, parole e rumori, proietta il giovane Nico Maraja verso un punto di arrivo che prende le distanze da sé stesso al fine di riscoprirsi uomo e musicista.
Vincitore del “Premio Teatro Canzone” al Festival Musica Controcorrente del 2011, il musicante Nico Maraja, romano di adozione, riversa all’interno della sua produzione uno stile contemporaneo ma che guarda al passato nostrano con assoluto rispetto e innovazione. L’album d’esordio Diana (Universitas, 2012) arriva dopo una buona gavetta e rappresenta un caleidoscopio di suoni e immagini ricco di sfumature e contaminazioni, che hanno come base la canzone d’autore unitamente al bisogno di far esplodere quelle parole all’interno di molteplici sonorità, dal jazz al reggae, fino alla sperimentazione più audace, quella fatta di Synth, distorsioni ed effetti.
Questo pellegrinare da un genere all’altro, paradossalmente, non porta a confondere il messaggio, bensì lo rafforza; conservandone lo stile, per poterlo successivamente declinare in soluzioni ricche di spunti e mai avventate. Spazio quindi alla musica che riempie i brani, li amplifica e li conserva all’interno di un mondo se vogliamo schizofrenico, che molto assomiglia allo stile così quotidiano e al contempo universale del buon Dalla.
Un disco d’esordio segnato da una forte volontà di comunicare, di giocare con gli strumenti e con la voce; una voce a tratti sobria e a momenti spiazzante, che riesce a catturare quando, inaspettatamente, aumenta di intensità scavalcando per un attimo il suo registro abituale. Il viaggio prende le mosse da un protagonista, un Marco Polo moderno che, tra l’onirico e il reale, dà il via alla sua ricerca in levare. Filo conduttore della poetica di Nico Maraja (qui in alcune foto di Federica Fumagalli) è quindi il surreale, centro gravitazionale attorno il quale ruota questo suo mondo così camaleontico e poco convenzionale. Questa volontà di trasformarsi e confondersi dietro proiezioni di cose e personaggi, fa dell’album un teatro di idee, come nel brano Il Ratto (ritratto), che permette al giovane cantautore , attraverso un chiaroscuro di suoni e ritmi, di immergersi a pieno nella sua vita (reale e non) da palcoscenico.
Presentato il 14 marzo a “L’asino che vola” di Roma, l’album sa colorarsi di riflessioni e malinconie anche quando il cammino sembra ormai arrivato a conclusione. Neve del marzo ’73 rappresenta infatti la summa di questo lavoro, un brano che dimostra una forte sensibilità e un sapiente uso dei mezzi lontani qualche decennio da noi, quando ancora far musica significava aver qualcosa da dire e, per dirlo, bastavano due parole: istinto e creatività.
01. Marco Polo
02. Luce Nera
03. Tango: Nel Riflesso Di Un Bicchiere
04. Faccia Di Luna
05. Seta
06. Radiazioni
07. Il Ratto (Ritratto)
08. Diafana Diana
09. Il Gioco dell’Assenza
10. Mangio Sapone
11. Neve del Marzo ‘73
12. Diana
Nico Maraja: Voce, Piano, Rhodes, Cori, Arrangiamenti - Gianluca Pizzorno: Contrabbasso, Basso, Arrangiamenti - Lorenzo Mazzè: Chitarre, Armonica, Cori, Arrangiamenti - Al “Albix” Caneva: Contrabbasso, Violoncello, Voce dalla Tempesta - Francesco Pradella: Batteria - Stefano Corrias: Batteria - Priscilla Bei: Cori - Alice Di Clementi: Cori - Agnese Valle: Clarinetto - Ramberto Ciammarughi: Batteria, Contrabbasso, Piano solo (07) - Emilio Merone: Rhodes, Hammond (06) - Luca Rocco: Violino e Viola (04) - Edo Maccacaro: Basso Ned Steinberg (11) - Antonello Sorrentino: Tromba (12) - Bernardo Nardini: Chitarra (07) - Stefano Conigliaro: Percussioni (03) - Marco Cristaudo: Batteria (09) - Edoardo Petretti: Fisarmonica (03) - Emiliano Mazzenga: Sax (07) - Manuela Belmonte: Clarinetto (07) - 5°B-C Fiume Giallo: Voci e coro