Perturbazione
Questa recensione viene scritta a sette mesi dall’uscita del disco, quindi con la piena consapevolezza della crescita del lavoro, della sua ricezione da parte di pubblico e critica. (dis)amore ha subìto il maledetto 2020 che, tra le conseguenze, ha avuto quella di spegnere quasi totalmente la musica dal vivo. Data la spiccata attitudine da palco del quartetto - caratterizzata da frequenti connessioni con il teatro e la letteratura, e da uno scambio profondo con il pubblico - è un vero rammarico.
Ma questa creatura si è svelata attraverso la pubblicazione di quattro singoli, con relativi e calzanti video, ed è stata, meritatamente, inclusa nella prestigiosa cinquina dei candidati alla Targa Tenco come miglior album.
Lasciamo da parte il contesto e concentriamoci su cos’è (dis)amore. Chi lo acquista si trova in mano un cd dalla cover delicata e seducente (opera di Matteo Baracco), con il disegno di una chiave sulla cui targhetta si trova il titolo. Un titolo minuscolo, con un prefisso peggiorativo, tra parentesi che, inevitabilmente, accende la curiosità. E in minuscolo sono scritti anche i brani…. ben 23. Può un album di 23 tracce, per un totale di 70 minuti, scorrere senza annoiare, senza impantanarsi e indurci allo skip? Sulla carta sembrerebbe di no, ma i Perturbazione hanno confermato il loro talento e sono riusciti nell’impresa. (dis)amore è, semplicemente, il racconto di una qualsiasi storia d’amore. Ma anche il più semplice degli amori è complesso, con il punto di vista delle due persone coinvolte, quello del “noi”, quello di chi li vede dall’esterno, e vive in un determinato contesto, che si modifica, nel tempo. E, come si diceva, la storia qui raccontata è una qualsiasi, nel senso che è universale, senza indicazioni precise sui protagonisti, ognuno di noi si può sentire narrato.
Il percorso segue una storia, dalla prima attrazione alla fine, e lo fa con strumenti vari. Brani molto brevi e altri estesi si alternano, così come i suoni, di volta in volta rock, naturalmente pop o con un’allure elettronica. Così come il lessico, che in alcuni passaggi è vicino a ciò che è, da sempre, la lirica d’amore, per poi scendere e radicarsi nel quotidiano, citando quelle piccole cose, gli oggetti e le abitudini che costruiscono la nostra vita. Il passaggio da un’atmosfera all’altra non è mai stridente, brusco, perché quello che possiamo individuare come denominatore comune delle canzoni è una grazia vivace, una sorta di ingrediente di base che, unito ad altri, dà vita a piatti diversi.
Per concludere, un consiglio: ascoltate l’album seguendo la tracklist, almeno per le prime volte. Poi provate la riproduzione casuale. In questo modo, vi accorgerete di sfumature di questi brani, che, pur essendo collegati, hanno ciascuno un valore proprio.
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01. le spalle nell'abbraccio
02. le regole dell'attrazione
03. ti stavo lontano
04. mostrami una donna
05. la nuda proprietà
06. regime alimentare
07. le sigarette dopo il sesso
08. il ragù
09. chi conosci davvero
10. il paradiso degli amanti
11. non farlo
12. silenzio
13. taxi taxi
14. inesorabile
15. lasciarsi a metà
16. conta su di me
17. le nostre canzoni
18. come i ladri
19. la sindrome del criceto
20. temporaneamente
21. dieci fazzolettini
22. io mi domando se eravamo noi
23. le assenze
Tommaso Cerasuolo (voce e percussioni) - Cristiano Lo Mele (chitarre, mandolino, tastiere, programmazione, percussioni, fornelli) - Alex Baracco (basso, contrabbasso, chitarre) - Rossano Lo Mele (batteria, percussioni, giornali).
Hanno partecipato anche:
Enrico Allavena (tromba e trombone) - Paolo Angelo Parpaglione (sax) - Bea Zanin (violoncello) - Andrea Bozzetto (piano e tastiere) - Lele Battista (rhodes #23) - Massimo Martellotta (flauti mellotron #10 ) - Fabio De Min (orchestrazione #22) - Roberta Quarzi, Arcangela Cursio, Saverio Sinigaglia e Isabella Salzo (voci #13) - YleArkisto via freesound.org (rumori #13).