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Tritonica

Disforia

Per avventurarsi in Disforia, primo lavoro sulla lunga distanza dei romani Tritonica, bisogna essere in grado di liberare la mente da preconcetti musicali e spalancare il terzo occhio verso una dimensione parallela, combaciante con la nostra ma a ben vedere diversissima, a cui si accede tramite un portale creato da un vortice sonoro di matrice math metal e noise rock, con riff di chitarra abrasivi, un basso pulsante e corposo e una batteria incalzante, che si sovrappongono e si scompongono con repentini cambi di tempo e di umore, forgiando brani sempre più comprensibili quanto più si abbandona la comfort-zone della razionalità.

D’altra parte la “disforia” stessa è una reazione che ben descrive gli insoliti percorsi neurologici affrontati dal combo romano in queste undici tracce davvero ispirate, il cui fil-rouge è il caos terrorizzante e anestetizzante della società in cui viviamo. Il gruppo si affida ad una libertà compositiva e ad arrangiamenti studiatissimi per ricreare scenari oscuri, misteriosi e decadenti, che sembrano invocare una danza ipnotica, ispirata dalle convulsioni sonore ai limiti della schizofrenia, che però i tre musicisti tengono sempre sotto controllo per non peccare di inconcludenza. Le voci non hanno timbri particolarmente incisivi ma risultano efficaci nel loro intonare i brani come fossero dei sabba, mentre ogni strumento getta impetuosamente la propria materia organica su tele nude, un po’ come avviene nell’emblematica copertina, violento e frenetico esempio di action-painting che sembra illustrare l’istinto creativo della band.

La parte più consistente di questo disco è affidata al dialogo aperto tra gli strumenti, che costruiscono trame discorsive di una materia verbale espressa in codice. I testi dei brani, invece, invocano generalmente un passato lontanissimo e quasi mitologico, evocato attraverso riti sonori che riportano in vita i fantasmi di personaggi come il filosofo islamico al-Ghazālī (a cui è dedicata l’opening-track e che nel comunicato stampa viene descritto come “nient'altro che un impostore, portatore di Luce profana, spenta, legata al falso mito del positivismo, del progresso, del dominio della macchina e dell'industria”, di cui i nostri si dichiarano poi devoti all’interno della biografia) o la regina assiro-babilonese Semiramide (protagonista della nona traccia e definita all’interno del disco “grande regina crudele”).

Pause di respiro, come la psichedelica Alchimia del fato, che ripete ossessivamente “ti lascio la scia del mio essere”, sembrano voler imprimere meglio questi panorami intangibili ma pur ben delineati, tanto da lasciare il segno nella memoria attraverso la rievocazione delle idee e delle azioni di un passato asincronicamente proiettato all’interno dell’immaginario moderno per evidenziare la cruda attualità delle antiche nefandezze e turpitudini.

Che piaccia o no il messaggio, i Tritonica hanno dimostrato di avere una propria complessa e precisa concezione del mondo, della civiltà e della musica e l’hanno saputa esprimere in un disco forse non destinato a piacere a molti ma che merita un posto di rilievo tra i cultori del genere.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Tritonica
  • Anno: 2018
  • Durata: 45:23
  • Etichetta: Dischi Bervisti

Elenco delle tracce

01. al-Ghazālī
02. Manjāla
03. Zags in Bb
04. Alchimia del fato
05. Cronotopica
06. Coagula
07. Jimi
08. Semiramìs
09. Semiramide
10. Solve
11. Mimonesis

Brani migliori

  1. al-Ghazālī
  2. Alchimia del fato
  3. Semiramide

Musicisti

Nicola Di Lisa: voce, batteria - Andrea El Khaloufi: voce, chitarra - Alfredo Rossi: voce, basso