Ginevra Di Marco
Ginevra Di Marco è una di quelle donne – ostinate, caparbie,
consapevoli – che sanno unire intelligenza e bellezza, concretezza e spirito. Quella
di Ginevra è, soprattutto, una voce che dopo averla ascoltata inizi a capire il
significato del verbo cantare. E Donna Ginevra, quinto passo di un
cammino solista che si sta arricchendo sempre più di esperienze e colori,
arriva a suffragare queste affermazioni. Un disco che mostra un’artista in
forma splendida, capace di riprendere il discorso dal punto preciso dove
l’aveva lasciato tre anni fa con “Stazioni Lunari prende terra a Puerto Libre”,
ampliandone i contenuti senza ripetersi. Anche stavolta un viaggio senza
frontiere, né di stili, né di costumi. Si va dalla tradizione rom nell’inebriante
Usti Usti Baba, all’immancabile
tributo (doppio questa volta) alla sua Toscana nella ninnananna La Malcontenta e In Maremma, semplice e meraviglioso spaccato della vita contadina
del novecento. La barca di Ginevra fa tappa anche in Albania con Ali Pasha, traccia che ne sottolinea la
flessibilità vocale da grande interprete, fino a tornare verso le rive della
Penisola con due brani superbamente scelti ed altrettanto interpretati dal
nostro songbook: Io sì di Luigi Tenco,
sontuosa, ricca, commovente; e Terra mia,
del Pino Daniele più intimamente legato alla storia partenopea. Non mancano i
momenti di grande fascino (come quelli deliziosamente descritti dalle rime in
francese di Au borde de la fontane) e
di attualità, da rintracciare in primis ne Il
crack delle banche, testo di fine ottocento sullo scandalo della Banca di
Roma che sembra uscito dal quotidiano di stamattina.
La Di Marco veste le canzoni con la
sua voce di seta, capace di farsi trasparente lì dove c’è l’esigenza di far
emergere la stoffa dei compagni di ventura – gli ottimi Francesco Magnelli e Andrea
Salvadori – o di tessere trame fittissime quando è il momento di dar forza
a un concetto e fare arrivare un significato profondo. Ed è così che “Donna
Ginevra”, lontano dall’essere un disco di canzoni popolari come tanti, risulta
alla fine un lavoro animato dalla voglia irrefrenabile di scoprire, assaporare
e tramandare il sapere popolare, avendo come unico intendo il raggiungimento a
livello emotivo di un cuore comune.
01. Terra mia
02. Usti usti baba
03. M'aggia curà
04. Il crack delle banche
05. La maza
06. Io sì
07. Le figliole
08. La malcontenta
09. Au bord de la fontaine
10. Ali Pasha
11. In maremma
Ginevra Di Marco:
voce
Francesco Magnelli:
pianoforte, magnellophoni e cori
Andrea Salvadori:
chitarra classica, tzouras, wood guitar e cori
Marzio Del Testa:
batteria