Scapestro
Napoli è passione, è folklore verace, è anima del mondo, è arte spontanea e, proprio all’ombra del Vesuvio, zampilla il cantautore Scapestro (alias Fulvio di Nocera) che giunge al secondo album È il bene che resta, a quattro anni da Shurhùg, sempre sotto l’egida della label SoundFly. Il suo percorso solista partì nel 2015, dopo essersi fatto le ossa con le applaudite esperienze con le bands Polina, Bisca e Songs for Ulan, ed oggi il sound scaturito è di quelli effigiati con esperienza e maturità, curato con idee lodevoli e centrate.
I 9 brani dell’album sono (l’ennesimo) figlio dell’era pandemica ma non per questo dozzinale. Anzi! Scapestro minia il tutto con accortezza e fantasia progettuale, inanellando un effluvio sonoro che abbraccia sì echi partenopei, ma sa anche giocarsi ottime carte godibili e sorprendenti. L’antipasto arriva con la calda titletrack, ornato di aurea abissale, come immersi in un golfo ponderativo e poetico, mentre si cambia registro con il dondolio folk-mantrico di Chi se ne va che, per fantasia assemblativa, rimanda a certe genialità di Daniele Silvestri. La morbidezza espressiva la riserva con la spensierata eleganza di Non c’è tempo per amarsi e Come vecchie pellicole. Invece, Equilibri precari procede al piccolo trotto con dinoccolata evasione. Poi, si concede uno sfizio, un vezzo di leggerezza estraniante con La soffitta, mentre una splendida acustica pennella l’assetto della bizzarra Mondi sommersi, incorniciata con violini Irish-folk, però tutto il “core de Napoli” batte nella suggestiva Marinai. Fulvio si congeda immergendosi nelle acque chete e stilose di Tutto cambia: un titolo che è un presagio di commento presto a venire da parte di orecchie sorprese da tanta imprevedibilità stilistica.
A tirar le somme, È il bene che resta tiene alto l’orgoglio partenope con un’opera ricca di sensibilità autoriale, senza la quale Scapestro non riuscirebbe a colpire nel segno o quantomeno sarebbe uno come tanti, agganciato ai cliché tradizionali di una napoletanità scontata e prevedibile ed invece consegna un album che saprà convincere anche la platea degli scettici e dei prevenuti, grazie a dettagli ed inserti rinfrescanti, ri-stilizzati per l’occasione da un artista che preferisce dilatare la sua presenza ma, al momento del ritorno in pista, possiamo star certi che quello che pubblicherà, sarà certificato dalla sua chiara ed evidente sincerità e trasparenza.
Napule è anche altro.
Foto di Paolo Terlizzi
01. E’ il bene che resta
02. Chi se ne va
03. Non c’è tempo per amarsi
04. Equilibri precari
05. La soffitta
06. Mondo sommerso
07. Come vecchie pellicole
08. Marinai
09. Tutto cambia
Scapestro: voce, basso - Jonathan Maurano: batteria - Giosi Cincotti: pianoforte - Caterina Bianco : voce - Antonella Bianco: chitarra