Mirco Menna & Banda di Avola
Il pregio di questo lavoro che salta per primo all’occhio è indiscutibilmente la sua unicità: se nel jazz, per fare un esempio, l’abbinamento con l’elemento-banda è stato infatti più volte tentato, con esiti in genere ragguardevoli (da Eugenio Colombo a Battista Lena, da Minafra a Trovesi), questo dovrebbe proprio essere il primo tentativo analogo compiuto in ambito cantautoriale. E poi – a differenza per esempio del Capossela con la Kočani Orkestar, che comunque è altra cosa – qui c’è una precisa scelta di campo che rende pura, assoluta, la coabitazione: se si esclude un’unica presenza di strumenti, peraltro di matrice a loro volta squisitamente popolare, qui ci sono infatti soltanto voce (senza orpelli di sorta, compresa la chitarra di rito) e banda.
La commistione, fosse anche solo per questo, è già di per sé intrisa fino alle midolla di appeal e profumi del tutto particolari. Ma c’è poi la qualità intrinseca al progetto: il livello delle canzoni messe a punto per l’occasione da Mirco Menna (con “aiuti” vari, a cominciare dal direttore della Banda di Avola, il maestro Sebastiano Bell’Arte, e mai cognome fu più appropriato), a cominciare dai testi, a loro volta impregnati di un humus schiettamente popolare(sco), in quel convivere di “alto” e “basso”, mai consolatori, sempre arguti e spesso caustici, con non episodiche (solo forse un po’ inattese) parentele, per tono e costruzione, con la poetica di un De André (in Audaci rotte, per esempio); e poi le musiche, sempre in totale sinergia con l’assunto di partenza.
Entrando un po’ più nel dettaglio, sottolineiamo anzitutto la grande forza del brano contenente la frase che intitola il cd (e come tale in qualche modo trainante dello stesso), Evviva, sorta di tormentone (nel senso migliore del termine) che potrebbe tranquillamente entrare nell’orecchio di molti. Appartiene alla matrice più epico/esuberante, colorata (di fatto preponderante) del lavoro, peraltro non privo di periodici ripiegamenti verso atmosfere più sommesse, per esempio nell’eloquente inflessione rotiana che attraversa Da qui a domani. Un disco, in definitiva, che possiamo tranquillamente individuare come punto di riferimento per il cantautorato nostrano di questi incerti anni Duemila. Senz’altro da non perdere, si capisce.
01. Beghine
02. Evviva
03. Ecco
04. La sfinge
05. Girolimoni
06. Audaci rotte
07. Vieni a trovarmi
08. Chi mi facisti fari
09. Manna dal cielo
10. Da qui a domani
11. Quando ci vuole
Mirco Menna: voce Banda di Avola Sebastiano Bell’Arte: direzione, arrangiamenti Paola Lombardi: voce in # 02 Fabio Tiralongo: sax tenore in # 03 Lucio Leotta: clarinetto basso in # 08 Sebastiano Nané: friscalettu in # 08 Francesco Rametta: marranzano in # 08 Filippo Alessi: tamburo a cornice in # 08