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Eloisa Atti

Edges

Si spalancano le imposte ed una sventagliata di luce entra, all’improvviso; poi si apre una porta, dai cardini cigolanti, ed allora si può uscire camminando su una veranda di legno che quasi geme sotto i passi; quindi si può posare lo sguardo verso lo spazio, tutto intorno.

Iniziare ad ascoltare le tracce di Edges, il nuovo lavoro di Eloisa Atti, è un po’ come risvegliarsi all’improvviso in un luogo deserto, sicuramente molto americano dal punto di vista del paesaggio, o meglio del “landscape”, per restare in tema, ed iniziare ad osservarlo carpendo via via le suggestioni ispirate dagli elementi che lo caratterizzano. C’è della polvere nell’aria, la terra è arida, il caldo è una sorta di coperta, spessa e pesante…eppure la voce “narrante” di Eloisa addolcisce questo ambiente all’apparenza ostile, all’interno del quale si trova di tutto, in una sorta di continuum senza tempo: dal mulino ad acqua con le pale spezzate alla stazione di servizio ormai in disuso e corrosa dalla ruggine, dalla fattoria diroccata in cui le assi di legno si stanno pian piano staccando, alla carcassa di un’auto corrosa lentamente dal tempo e, della quale, si intuisce solo l’antica forma. Tutto ciò che, prima, era espressione di movimento, rapido e vivace, è divenuto un qualcosa di statico, destinato a consumarsi lentamente ed inesorabilmente.

Edges è un viaggio verso, o lungo, la frontiera, ma è anche un viaggio nel tempo all’interno del quale, in un paesaggio rimasto immutato nei decenni, sono mutate le strutture: le fabbriche abbandonate hanno preso il posto dei villaggi abbandonati, i campi ormai inariditi si sono sovrapposti ai pascoli, rimasti deserti, punteggiati magari da qualche teschio di animale semisepolto, rimasto a simboleggiare un’epoca ormai passata. C’è un profondo senso di malinconia che pervade questo album, la sensazione palpabile del tempo che passa, come una folata di vento e che, nell’immobilità del paesaggio, altera e sbriciola ciò che l’uomo ha costruito. Malinconia, certo, ma non rassegnazione, proprio perché nulla vieta di costruire altro, sfruttando quelle tracce, e dunque ridare vita ad un luogo che appare quasi immobilizzato, sospeso nel tempo.

Resta da capire, ma questo è certamente parte del fascino di questo lavoro, se ciò che l’ascolto lascia intravedere, o anche solo immaginare, sia una realtà vera e propria, oppure un sogno, un’illusione spazio-temporale che scomparirà al risveglio. I suoni sono caldi, avvolgenti, sanno di legno e di pelle, scivolano dal folk alla ballad jazzata senza offrire spigoli o momenti di contrasto o di conflitto: c’è una sorta di accettazione del “fuori da sé”, la capacità di immedesimarsi con l’ambiente esterno sino a farlo proprio: entrare in relazione con esso sino a diventarne parte.

Le dodici tracce di questo lavoro toccano corde essenzialmente emotive e lo fanno attraverso il suono, nel momento stesso in cui esso risulta capace di evocare un’immagine: solo allora le sensazioni prendono il sopravvento ed offrono la loro connotazione a ciò che, fino a poco prima, appariva vago ed indistinto, quasi sfocato. E’ proprio il calore dei suoni che favorisce e stimola la nitidezza delle immagini; ed è esattamente in questo continuo rimando di sensazioni che si va a creare, ed a costruire, un luogo, reale o sognato che sia.



 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Eloisa Atti, Andrea Scardovi, Roberto Passuti, Riccardo Lolli, Doug Hilsinger, Craig Schumacher, Giovanni Versari    
  • Anno: 2018
  • Durata: 43:07
  • Etichetta: Cose Sonore/Alman Music

Elenco delle tracce

01. Each man is God
02. Moony
03. Blue eyes blue
04. Edges
05. The rest of me
06. The careless song
07. Sleepy man
08. Without you
09. Cry, cry, cry
10. Love signs
11. Henry’s song
12. Lullaby to myself

 

 

Brani migliori

  1. Moony
  2. The rest of me
  3. Without you

Musicisti

Eloisa Atti: vocals, ukulele, concertina, piano  -  Marco Bovi: acoustic guitar, dobro, mandolin, electric guitars  -  Emiliano Pintori: piano, Fender Rhodes, Hammond Organ  -  Stefano Senni: bass  -  Zeno De Rossi: drums, percussions  -  Antonio Gramentieri: percussions, synth, electric guitar, backing vocals  -  Thomas Heyman: pedal steel guitar  -  Michele Carnevali: ocarina  -  Erica Scherl: violin  -  Tim Trevor Briscoe: clarinets, bass clarinet  -  Enrico Farnedi: backing vocals  -  Riccardo Lolli: backing vocals