Maciunas
L’opera musicale nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. È quasi il caso – in realtà, anche se non ce ne accorgiamo abbastanza, siamo già nel pieno di questo processo: la riproducibilità è il fatto musicale. Registrare, riprodurre, stampare, scrivere – tutto per afferrare un “oggetto” che è irrimediabilmente fuori fuoco: è quasi spaventoso quanto l’esperienza di questo disco (?!) Esplodere nel sonno mandi in corto circuito la filiera del prodotto musicale per come la conosciamo.
E questo per una sua eterogeneità congenita. Sì, eredità genetica: questo progetto porta il nome Maciunas, riferimento preciso a George Maciunas, clarissimo esponente del movimento artistico Fluxus (nei 60s), paladino di un’Arte intertestuale, amorfa, per certi versi viscerale. Estranea alle prospettive critiche tradizionali. Ouch.
Prima gli addendi: Giorgio Ciccarelli (Sux!, Afterhours) alla voce/chitarra, batteria di Roberto Rabellino e Luca Pastore, seconda chitarra/visuals (anche autore di clip per Subsonica/Bluvertigo e Africa Unite). Già intuite l’inghippo: questo disco che è anche un video, è «da vedere ad alto volume», èuna performance live in studio registrata su video, e su questo si innestano filmati-inserto realizzati ad hoc dal suddetto. “Protagonisti” i tre musicisti, che, volti celati dalle calze (cancellare l’identità o rubare all’occhio?), suonano in faccia allo spettatore un blues franto e post-tutto (post-razionale nella title-track; post-identitario nella viscosa Camaleonte; post-urbano in Quello che ci manca; post-politico in I Preti Pazzi, e così via), saturando e invertendo le polarità del colore (ergo della realtà, anche musicale – la formazione manca di basso, un ripensamento sottile ma basilare del concetto classico di band), alla ricerca dell’unicum, del non rappresentabile. Della verità, avrebbero detto qualche millennio fa.
E il flusso funziona, anche se sembra solo a un passo dalla saldatura finale, quasi cercasse lo scarto: la dimensione visiva (e in primis gli inserti) diventa un segno ulteriore, che completa semanticamente e ritmicamente (per logica interna e non solo di decoupage) la “forma” canzone. La quale, di per sé, si attesta come potenzialmente autonoma, con otto pezzi non brillantissimi, dalle cupe atmosfere hard-bluesy che assecondano il flusso (anche qui) di coscienza e innescano il processo “più classico” di interpretazione dell’operazione.
01. Esplodere nel sonno
02. Camaleonte
03. Nuovo Ordinamento
04. Quello che ci manca
05. Sesso & Carità
06. A Galla
07. I preti pazzi
08. In un momento
Giorgio Ciccarelli: voce, chitarra.
Luca Pastore: chitarra, video.
Roberto Rabellino: batteria.