ultime notizie

Lilith Festival: Genova tra pop, rock ...

di Alberto Calandriello Periodo di intensissima attività per l'Associazione Culturale Lilith, punto di riferimento per la cultura a Genova ed in Liguria, che da pochi giorni ha dato il ...

Eugenio Finardi - Mirko Signorile - Raffaele Casarano

Euphonia Suite

Eugenio Finardi è arrivato alla “bella età” dei settanta e negli ultimi due decenni, allo scadere delle decadi, ha proposto due album dai titoli eloquenti: “Cinquant’anni” e “Sessanta”. Fui invitato ad entrambe le presentazioni e, davvero, posso dire che il tempo non solo è volato ma, addirittura, pare come disintegrato nel suo incedere. Ora, per l’artista milanese, potremmo immaginare una nuova fase di vita personale (per la quale auguriamo ogni bene…) e quella artistica che si apre con un album che, sulle prime, potrebbe dare l’idea di una sorta di “revival”. Già, perché Euphonia Suite, questo il titolo dell’album appena pubblicato dall’artista milanese, rappresenta un tocco di genio artistico con cui, utilizzando “i colori” prelevati della tavolozza di alcuni famosi brani della sua discografia, ha costruito una sorta di tela pittorica dove l’ascoltatore è chiamato a “immaginare” un dipinto che, partendo dalle liriche e dalle musiche delle canzoni proposte, porti a compimento la bellezza celata in ogni brano che alla fine diventa un immenso affresco. Una dimensione che nella riproposizione live raggiunge la quadratrua del cerchio (qui sotto una foto di Valeria Bissacco, tratta dal live tenuto a Padova il 30 giugno scorso, leggi l'articolo).

 

Le canzoni inserite nell’album sono note e appartengono a vari periodi della carriera di Finardi (inclusi due brani blues, il grande amore mai rinnegato e sempre gratificato da parte di Eugenio…) che rendono la dovuta gratificazione ad una carriera colma di sfumature artistiche. Ma se ci si immagina di imbattersi in una sorta di “il meglio di…” si compie un clamoroso errore di superficialità valutativa perché, pur proponendo brani noti (soprattutto per i suoi innumerevoli estimatori) questi sono ‘vestiti’ in maniera assolutamente inaspettata ed originale dal punto di vista strumentale e cantati con enfasi e delicatezza, in maniera quasi onirica, creando un afflato sonoro di particolare emozione, bellezza e suggestione.

In questa dimensione si compie, potremmo azzardare, il compleanno dei settant’anni di un artista che dal tocco musicale originale, dell’interpretazione canora personalissima, delle liriche sempre pregnanti e mai banali, dalle sonorità che non si dimenticano, ha tratto i punti di forza di una carriera ormai cinquantennale.

Diciassette i brani proposti con l’invito, pressante, ad ascoltarli in continuità, proprio come si fa con le suites (chi ama la musica classica oppure il rock progressivo ne conosce le ragioni…), per non perdere la dinamica dell’impatto sonoro e della costruzione di una sorta di bozzolo cosmico in cui calarsi per meglio trovare piacere nell’ascolto. Un album, Euphonia Suite in cui l’essenzialità è la cifra costitutiva: la voce ‘speciale’ di Finardi, il pianoforte delicato di Mirko Signorile e il sax suadente ed ipnotico di Raffaele Casarano, rappresentano la dimostrazione che per fare un ottimo lavoro artistico non sempre e non per forza, è necessario dare vita a grandi produzioni bensì mettere a frutto quella sapienza artistica che immagina, costruisce, elabora e, infine, concretizza.

 

Tante sono le frecce presenti nell’arco del canzoniere di Eugenio Finardi, come molti sono i capitoli artistici della sua carriera e questo album li condensa attraverso le canzoni che andiamo a scorrere scoprendo i nuovi vestiti con le quali sono state “trasformate”.

Voglio
Inizia il pianoforte, con uno scroscio di note, poi irrompe il suono del sax e a seguire la voce, “quella voce”, che aggredisce le parole di un brano straordinariamente attuale, mentre il pianoforte martella le note ed il sax lo segue con un ritmo stralunato… per poi ammorbidirsi insieme agli accordi del pianoforte, creando una sorta di danza intorno alle parole del testo. Parole che ancora oggi ci raccontano di desideri e speranze, senza tempo, dei giovani di questi anni infausti. Il sax è preciso e volutamente invasivo ed abbraccia le note del pianoforte in un finale da sonorità simil medio orientali…

Soweto
L’apertura è a favore di un accenno di sax mentre il pianoforte si propone con una sorta di accordo fisso mentre la voce di Finardi elenca una serie di situazioni (certamente datate nel tempo, ma reali) che hanno fatto parte della storia di più generazioni. Musica dolcissima ad evocare immagini concrete e visualizzate dalle liriche cantate con grande enfasi (con qualche aggiornamento rispetto al testo originale). Un brano musicalmente sognante e liricamente ‘impegnato’. Il pianoforte, a chiudere, è un cesello di sobria bellezza.

Katia
Questo brano è stato ‘lanciato’ in anteprima rispetto all’album ed è accompagnato da una 'graphic novel' (vedi il videoanimata dello Studio Convertino (qui sotto un frame del video) e già questo rappresenta una delicata opera d’arte. La canzone, poi, una delle preferite da chi scrive, è un gioiello di bellezza malinconica capace di raccontare squarci di adolescenza nella sua più ampia purezza. Una canzone d’amore per una “lei” a cui mai, “lui”, si manifesterà se non con un desolato rimpianto. La partenza con il sax e il pianoforte sembra voglia diradare la nebbia di un tempo lontano ed impossibile da raggiungere. Una canzone sul tempo perduto, cantata con malinconia e con le liriche appese alle note struggenti dei due compagni di viaggio. Una canzone dipinta con l’acquerello della vita, delicata e potente al contempo, suonata con grazia e sentimento, con le note che vorrebbero essere chiavi per aprire la macchina del tempo e tornare indietro a percorrere i passi di Katia e, finalmente, poterle parlare…

 

Diesel
Non si pensi alla versione presente sull’album omonimo ma, senza stravolgerla, la lettura musicale proposta è notevole mentre le liriche scorrono e scuotono la polvere dell’immaginario palco da balera che si materializza, idealmente, davanti all’ascoltatore. Il sax è come un danzatore che ruota attorno alle note del pianoforte. Una versione di grande bellezza ed originalità; un’ode ai cantanti/orchestrali che hanno riempito di gioia ed allegria generazioni di italiani nelle piazze di ogni paese e borgo. Finale con gli strumenti che stillano armonie ricche di fascino e di un’allegria malinconia che non è un ossimoro bensì il rimembrare della leopardiana lezione de ‘Il sabato del villaggio’ in cui la gioia è prima del suo reale godimento che, quando accade, si sta già spegnendo.

Oceano di silenzio
Qui siamo nell’area del ‘rischio’ che, però, solo artisti come Finardi possono affrontare. Voce profonda e “antica” accompagnata dal suono delicato del pianoforte e del sax. Un suono profondo e quasi mistico dettato dalle armonie di un brano potente e misterico. Misurato, preciso, morbido, alla ricerca delle chiavi di lettura per penetrare il mistero del cosmo, il mistero della vita, il mistero del tempo che scorre. Dopo la voce e la tensione emotiva trasmessa da Franco Battiato credo che, almeno in Italia, insieme ad Alice e Camisasca, solo la voce di Finardi potesse avvicinarsi a questo brano (cosa per altro già avvenuta nell’album “Il silenzio e lo spirito” del 2003) senza timore di essere fuori luogo.  

Mezzaluna
Brano poco valorizzato nella discografia di Finardi eppure ricco di atmosfere colme di mistero, in questa nuova versione il suono del pianoforte, che lo anima, è degno compagno delle parole “narrate” che meritano di essere ascoltate con attenzione per godere dei mondi immaginari che si costruiscono attraverso il fluire delle immagini evocate. Il sax si (e ci) immerge in un’atmosfera notturna e lentamente cerca di materializzare la luce del mattino, che arriva dopo la notte ed il predominio della magia della luna.

Le ragazze di Osaka
Il suono del pianoforte appare sulla tavolozza dei colori musicali in maniera fluida e pian piano sviluppa la melodia di uno dei brani più belli e noti della produzione di Finardi. Arriva, poi la voce dell’autore, che canta sostenuto dal suono mellifluo del sax che si propone come una sorta di tela su cui cucire le parole. La dolcissima melodia si srotola con immagini cinematografiche che rendono bene la tenerezza del brano (qui la copertina di "Dal blu", album del 1983 in cui era contenuto). Il canto di Finardi, in questo caso specifico ma direi più in generale, è come un suono ancestrale che riesce ad amalgamarsi in maniera perfetta a quello che scaturisce dagli strumenti che non possono considerarsi solo di accompagnamento ma parte distinta e potente di un unicum sonoro.

Dolce Italia
Ero molto curioso di capire come l’artista milanese avrebbe proposto questo brano che, nel 1987, aprì un nuovo capitolo della sua carriera. Piano e voce, subito raggiunti dal suono del sax, la trasformano in una canzone in modalità minimalista, che però non perde un grammo della sua potenza espressiva, specie per quanto concerne le liriche taglienti nei confronti degli Stati Uniti a cui si unisce il calore, l’invito a risollevarsi, invece, nei confronti, del Belpaese. L’atmosfera rarefatta del sax accompagna le parole fino al loro completo dileguamento.

Vil coyote
Il suono honky-tonk del pianoforte apre il brano ad accompagnare la voce di Finardi in questa canzone “cartone animato” di cui, a un certo punto, si impadronisce il suono del sax. Un suono jazzato e nervoso che ben si adatta al testo fintamente ingenuo della canzone. Un doveroso omaggio a tutti coloro che ci provano ma che le “infauste” circostanze condannano alla sconfitta. Fino al successivo tentativo…

Holy Land
Parte veloce il pianoforte per un blues canonico con la voce “scura” che si appoggia al suono ficcante del sax, creando un climax sonoro di particolare tensione. È il lato oscuro di Finardi, quello del blues, amato da sempre (ricordiamo il suo omaggio al genere con l’album “Anima blues” uscito nel 2005, con tutti i brani cantanti in inglese) e praticato in particolare dal vivo quando, nell’espressività del pathos si manifesta a tutto tondo l’anima musicale del musicista milanese.

 

Estrellita
Altra incursione nel mondo della musica americana a metà tra il blues e il suono tex-mex. La versione proposta si apre con un pianoforte dal suono limpido che prepara la strada alla voce di Finardi mentre il sax produce suoni di grande malinconia, quasi fossero affondi dedicati al ricordo del grande cantante (e tanguero) argentino Carlos Gardel. Quella che ne emerge è una versione con un’atmosfera di grande fascino: semplice, eppure densa di uno struggente senso del ricordo. 

Ambaraboogie
È un suono saltellante, appunto da boogie, quello che emerge dalla nota filastrocca infantile, cantata da Finardi con brio e brillantezza. Pianoforte e sax lo assecondano in una sorta di revival di atmosfere anni ’40 dove pare possa apparire, da un momento all’altro, l’anima del grande Cab Calloway. Una filastrocca che riesce a rappresentare l’eclettica capacità di Finardi di cantare in differenti stili e modalità espressive senza perdere un briciolo di credibilità.

Un uomo
Anche di questo brano mi incuriosiva la scelta musicale adottata per vestirlo in maniera consona ed omogenea all’economia complessiva dell’album. L’inizio pianistico, “solo”, raggiunge subito l’obbiettivo di incuriosire all’ascolto. Un tocco delicato e suadente per una sorta di apertura ad un canto di natura concertistica (nell’originale, nell’album “Occhi”, la performance vocale è di incredibile potenza espressiva) che viaggia, con maestria, nelle note basse raggiunte dall’artista milanese con tecnica sopraffina e ricchezza espressiva. Qui, più che mai, risulta evidente che nulla arriva per caso, un punto di arrivo che miscela studio, passione e talento.   

La radio
Una versione inattesa, questa, che sorge dal suono leggero del sax e si immerge nella voce di Eugenio, proponendo una versione tenue e diafana che si allontana profondamente dall’iconico originale, per aprirsi ad uno sguardo sul passato con gli occhi del presente. Pare di vederlo, l’artista milanese, con lo sguardo serio e concentrato nel superare l’intento di “spostare l’orizzonte” (citando il titolo della sua biografia pubblicata nel 2011). È il brano più breve della sequenza proposta ma, nonostante ciò, con un alto peso specifico di visionarietà.

Amore diverso
Delicate note scaturite dal pianoforte introducono uno dei più bei brani (a mio parere) dell’intera discografia di Finardi. Un brano dedicato a sua figlia, primogenita, Elettra. Una canzone-meraviglia in cui tutti i padri possono ritrovarsi con le loro ambizioni, desideri, desiderio di protezione. Voce delicata, accompagnata dal suono fluido del pianoforte e da quello sognante del sax. Un brano che riesce ad emozionare ad ogni ascolto e che, con la nuova veste proposta, si riaccende e mantiene viva la sua carica di profondo amore paterno.

Una notte in Italia
Voce morbida, pianoforte in sottofondo e le immagini delle liriche che si manifestano davanti allo sguardo, mentre le note del sax si aggiungono al pianoforte suonato con raffinata delicatezza. Canto da “crooner” che cerca di dare la giusta intonazione ad ogni parola cantata e sussurrata di una canzone ormai di lunga data ma sempre affascinante con le sue atmosfere sognanti che il suono di Raffaele Casarano riesce ad esaltare. Un bell’omaggio all’autore del brano, l’eclettico Ivano Fossati (qui in una foto di repertorio).

Extraterrestre
Siamo alla fine e pare si debba…ricominciare. Arriva, come sigillo, una delle canzoni più note di Finardi che viene scomposta e ricostruita, scegliendo di dare la massima attenzione al testo, cantato con delicatezza e passione. Pianoforte e sax si manifestano con immagini sonore variegate, senza prevalere sulle parole ma lasciando il proprio segno distintivo nella costruzione e manifestazione di un suono totalmente nuovo rispetto a quello, ben noto, della versione originale. Il finale è ricco di atmosfere sognanti ed ammiccanti all’immensità dello spazio, all’infinito. E mentre sembra che la canzone sia terminare ecco che ritorna la voce solitaria di Finardi a chiudere, con delicatezza, una straordinaria esperienza sonora, in maniera struggente e profonda, quasi a sottolineare che, a settant’anni, si può “ricominciare” senza nulla abiurare…

Al termine dell’ascolto non si può che rimanere stupiti dalla capacità dell’autore di trasformare brani noti in nuove canzoni (anzi, in una lunghissima canzone…) senza perdere nulla della loro identità. Mirko Signorile e Raffaele Casarano, con il pianoforte ed il sax, riescono ad illuminare, in maniera eccellente, le canzoni mostrandole in una forma inedita, straniante e di grande spessore artistico. Euphonia suite è un album che va ascoltato tutto d’un fiato e, poi, riascoltato con calma per apprezzarne ogni sfumatura e tutta la sua capacità di sorprendere. A settant’anni possiamo dire che Finardi non ha smesso di stupire né di far comprendere l’importanza ed il rispetto per la musica: per lui, per chi la suona e, soprattutto, per chi l’ascolta.

foto di Roberto Cifarelli e Fabrizio Fenucci

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Produzione artistica: Eugenio Finardi
  • Anno: 2022
  • Durata: 68:06
  • Etichetta: Incipit Records/Egea Music

Elenco delle tracce

01. Voglio

02. Soweto

03. Katia

04. Diesel

05. Oceano di silenzio

06. Mezzaluna

07. Le ragazze di Osaka

08. Dolce Italia

09. Vil coyote

10. Holy land

11. Estrelita

12. Ambaraboogie

13. Un uono

14. La radio

15. Amore diverso

16. Una notte italiana

17. Extraterrestre

Brani migliori

Musicisti

Eugenio Finardi: voce Mirko Signorile: pianoforte Raffaele Casarano: sassofono